Innanzitutto, credo che la mia insofferenza nasca dall'aver sempre viaggiato, come avrebbe detto il Manzoni, in "non ottima compagnia".
Da piccola, infatti, più che viaggiare, ero costretta a spostarmi dove volevano i miei; tra l'altro, sempre negli stessi identici due posti per vent'anni, nonostante la mia splendida regione d'origine fornisse (e fornisca tuttora) parecchi spunti per vedere posti interessanti, posti famosi in tutto il mondo e, purtroppo, a me tutt'ora ignoti, come le meravigliose Cinque Terre, tanto per citare l'esempio più signficativo.
Il viaggio, o meglio, lo spostamento, coincideva sempre con l'inizio dell'estate (stupisce ancora io la detesti?) e si trasformava in circa tre mesi di discutibile stazionamento in un luogo (oggi c'ha pure il sito!) che definire campeggio era doppiamente ironico, poiché ne aveva tutti gli svantaggi tipici (scomodità quotidiana, totale assenza di privacy, mancanza di qualsivoglia svago decente, isolamento dal mondo civile), ma in compenso mancava dell'unico, a mio parere, aspetto positivo possibile: e cioè, la novità.
Nel senso di persone nuove da incontrare e, magari, conoscere ogni anno.
Più che un campeggio, infatti, quello era un paese di pettegoli antipatici e, in un certo senso, pure razzisti; gente che non aveva nulla da invidiare agli abitanti di Twin Peaks o Peyton Place.
Con la tragica e sostanziale differenza che, nel secondo caso, si trattava di finzione, mentre nel mio caso era tragica realtà.
Ed è durata 20 anni, quasi peggio di Beautiful!
L'altro posto, alquanto ameno, nel senso che si sarebbe potuto fare tranquillamente a meno di andarci, era un paesetto di pseudomontagna, anche più isolato e privo di qualsivoglia spunto interessante del precedente, nel quale ci si spostava, in una sorta di transumanza al contrario, alla fine dell'estate, fino alla ripresa della scuola che, ai miei tempi, iniziava ad ottobre.
Tra l'altro il viaggio in questione, o meglio, lo spostamento, avveniva in parte su strade che definire statali era decisamente umoristico, con curve e tornanti, affrontati nervosamente da chi guidava (solitamente la mia energica madre) e con molta apprensione dalla sottoscritta che sopportava, stoicamente, gli attacchi di cinetosi del fratello.
Alla fine della terribile prova, al cui confronto le prodezze della Compagnia dell'Anello sfiguravano penosamente, si arrivava nella casa di villeggiatura, la quale offriva almeno il vantaggio della privacy, di un letto ed un bagno, nonché una cucina, degni di questi nomi e mi faceva, in parte, dimenticare le privazioni sofferte durante il pesante periodo estivo, lasciato alle spalle e dal quale mi separava la rassicurante montuosità dei primi appennini liguri.
L'altra unica peculiarità di quei soggiorni di fine estate, che ricordo senza rancore, erano le passeggiate per i boschi con i miei nonni, durante le quali potevo imparare tante cose nuove, respirare l'aria frizzante e lasciare che la natura, con la sua confortante bellezza, imprimesse nella mia mente fresca di bambina immagini e sensazioni che tanto mi avrebbero aiutato in altri momenti della vita, molto meno piacevoli di quelli.
Ovviamente anche la montagna aveva i suoi svantaggi: il più evidente era il fastidio, mai risolto, con cui mia madre gestiva la passione micologica di mio padre.
Per lui, infatti, era divertirsi a raccogliere funghi e perdere il senso del tempo nei boschi; per lei era attenderlo, in preda all'ansia, per ore, poiché, all'epoca, non esistevano i cellulari e, data la nota, quanto inspiegabile idiosincrasia di mia madre per il telefono, la casa ne era sprovvista.
E poi, quando lui tornava, tutto felice, con i suoi trofei di raccolta, arrivava il momento di pulire chili di funghi per poi destinarli alla conservazione sott'olio; almeno la parte che non veniva velocemente (e voracemente) consumata nei giorni seguenti all'impresa fungina.
Stranamente i funghi mi piacciono ancora oggi e li gusto sempre volentieri.
Nonostante tutto...
(continua)
6 commenti:
toh anch'io detesto il campeggio! sempre rifiutata di andarci, salvo un paio di volte dalla mattina alla sera a trovare i cognati esilarati da una situazione sscomoda e demenziale (contenti loro!) anche mio padre è micologo e, fino a non molti anni fa partiva con mio marito ad ore antelucane oper cercare i funghi di stagione (che sono una delle rare cose che non digerisco)
Paola: le nostre continue somiglianze mi fanno parecchio piacere: pensa che quel campeggio è stata una delle rovine della mia psiche, infatti ne ho parlato spesso durante le sedute, soprattutto per l'esser stata una delle tante 'imposizioni genitoriali' subite :-S
Per fortuna oggi (OGGI!) riesco a riderci sopra, ma è un riso ancora molto amaro, come si può intravedere tra le righe.
Quanto a mio padre, NON è micologo, ma ha 'studiato' (con mio nonno quand'era ancora vivo) molti libri sull'argomento ed essendo allora (ma anche adesso, considerate le quasi 70 primavere) dotato di ottima vista e ottima memoria, sapeva riconoscere benissimo i funghi e ne raccoglieva fino a 100 qualità diverse, tutte ovviamente commestibili.
Secondo me lui si 'perdeva' apposta nei boschi, andava a 'disintossicarsi' da mia madre: il guaio però era che le ire di lei ricadevano su noi figli e, com'è facile intuire, in particolar modo su di me.
Che culo, eh? :-\
io invece mi sono trovata per un certo perodo a scolpire funghi nella cera: un micologo amico di mio padre, (Galli)stava allestyendo una colezione privata di funghi riprodotti in legno, poi acquisita da un museo. un anno lo scultore si fece male ad una mano ed era essenziale per alcuni funghi non comuni fissarne forma e tinta (erano poi dipinti con tecniche speciali sul legno)la soluzione fu trovata n facendo realizzare da me le copie in cera, poi colorata (credevamo fossero di durata effimera, invece, dopo l'uso mi furono restituite e io le regalai al mio liceo. una mia ex compagna di scuola che ora vi insegna, mi ha detto che sono ancora esposte in bacheca perfettamente conservate)
@Paola: Nel tuo caso la passione per tuo padre ha lasciato un segno nella tua vita, ma in maniera positiva.
Nel mio, ha altrettanto lasciato un segno, ma nel fegato, e non è colpa dei funghi :-D
Stranamente, come ho detto, contro di loro non provo alcun rancore, anzi.
Il che, visto il soggetto (io) non è poco.
ci credo che non ami viaggiare! L'imprinting ormai non è quello di vacanza = relax = divertimento, ma di vacanza = tortura.
per me è un pò lo stesso discorso.. quando ero piccola, sempre il solito posto, sempre la solita gente insopportabile, sempre la stessa noia.. e forse è per questo che adesso odio le vacanze in genere, che non riesco a gustarmi niente, che mi annoio subito.. cerco di progettare vacanze, perchè l'intento iniziale ci sarebbe, ma poi declino tutto all'ultimo momento.. :(
Un abbraccio..
@Fiordimagnolia: che bello, qualcuno che mi capisce.
Ma dove siete stati finora? ;-)
Anche a me piacerebbe fare una vacanza da sola, per ora ci rinuncio per vari motivi, soprattutto perché non potrei lasciare le mie micie adorate che tanto mi sostengono e danno gioia per tutto il resto dell'anno (e soprattutto in quest'ultimo periodo sono state fondamentali...).
Ma ho delle belle idee, dei 'sogni' da parte, diciamo così.
E un giorno diventeranno realtà.
Spero... ;-)
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