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mercoledì 15 agosto 2018

LIKE A BRIDGE OVER A TROUBLED CITY


A Genova sono nata 50 anni fa e sono cresciuta; in 22 anni di vita ligure, ho spesso percorso questo ponte, soprattutto andando e tornando dalle vacanze in Riviera di Ponente. 
Ho scoperto solo ieri il suo nome, “Ponte Morandi”: io l’ho sempre chiamato “il ponte delle altalene”, un nome che evocava leggerezza, ben lontana dalla peso della tragedia di ieri, inaccettabile, inammissibile, come l’impotenza che si prova davanti a catastrofi del genere. 
Soprattutto per il fatto che nessuno pagherà, davvero, per questo CRIMINE.
Gli italiani, si sa, sono, perlopiù, un popolo incostante e con POCHISSIMO senso civico, nelle piccole e nelle grandi cose. 
E sebbene questa tragedia non verrà dimenticata in fretta, finirà, comunque, prima o poi, insabbiata come tutte le altre che l’hanno preceduta. 
Al di là dello sconforto per l’accaduto, ciò che più mi amareggia è vedere confermata la “consuetudine” per cui, finché non ci “scappano” i morti, qui nessuno fa un cazzo. 
E comunque non mi illudo che da oggi cambierà qualcosa. 
Né da domani, visto che oggi (non per me, ché è solo un altro giorno in cui arrivare a sera) è comunque ferragosto e ci sarà chi penserà solo al mare, alle ferie, al divertimento, alle cazzate. 
“Povera Italia” diceva sempre mio nonno, che pure ne aveva viste tante.
E quanto aveva ragione.



domenica 17 gennaio 2016

Il dolore del ritorno

Mi chiedo dove finisca il tempo che non abbiamo più.
E se il futuro fa paura ed il presente, perlopiù, schifo, non resta che aggrapparsi al passato.
Non proprio remoto, ma neanche prossimo.
E rifugiarsi nella malinconia nostalgica di un ritorno ad un "dove" ed un "quando" che non esistono più.
Il dolore del ritorno, appunto: nostalgia

domenica 1 giugno 2014

Normalità cercasi (astenersi superstiziosi)

 
Non pretendo certo una vita perfetta.
Nessuno ce l’ha, probabilmente.
Ma sono stanca, troppo stanca.
Sono SETTE anni che tutto va sempre peggio: neanche avessi rotto uno specchio. 
O forse sì e non me lo ricordo.
Sette anni non in Tibet, ma in continua angoscia.
E se non è angoscia, è magone.
E se non è magone, la tregua è troppo breve per potersi riprendere dall’ultima legnata.
Che arriva, cinica e bastarda, ogni volta che cerco, pur affranta e logora, di tirar su la testa.
Una testa di cui, un tempo, potevo andar fiera: per la cultura, per la memoria, per la curiosità.
Quella stessa testa che, oggi, è fatta a buchi.
Come il gruyère. O l’emmenthal.
Insomma, quello.
Vorrei, almeno un giorno, da persona normale.
Quella che i miei detestabilmente amati inglesi definiscono “ordinary people”.
Vorrei dover pensare alla prova costume.
A dove andare in ferie ad agosto (ferie che per me sono un lusso in tutti i sensi, in questo maledetto settennato).
A chi vincerà i prossimi mondiali di calcio. Dei quali, peraltro, non mi frega assolutamente nulla, ma dovrò ugualmente subirne la nefasta invasione nella quotidianità.
Ad aspettare i saldi per comprarmi le scarpe alla moda.
Anche se per me, moda significa SCOMODO; quindi sono ferma pressocché agli anni ’80.
E non me ne vogliano gli studiosi di stile e di eleganza. Ai quali, lo sappiano, va la mia più benevola indifferenza.
Dicevo, problemi normali da persone normali.
Ma la normalità è un lusso, a quanto pare.
Figurarsi la serenità.

venerdì 29 novembre 2013

domenica 26 febbraio 2012

una vita a metà (sottotitolo: quella che non sono più)

Una settimana e ventidue anni fa iniziava la mia "nuova" vita: metà trascorsa e metà qui.
Ricordo ancora quel giorno, l'abbraccio dei miei nonni, che non avrei più rivisto e quello dei miei genitori, increduli che io, proprio io, che non sapevo "neanche stirare" (come sottolineò più volte mia madre) sarei partita per andare a vivere per conto mio, a più di quattrocento chilometri da casa.
Senza pensare che per me, casa, sarebbe stato ovunque mi fossi trovata bene.
Ammesso che ciò fosse possibile...
Oggi, riguardando con gli occhi della memoria, ripassando mentalmente questi "secondi" ventidue anni, questa metà vita trascorsa in terra padana, mi appare assolutamente chiara una verità: che quella che ero non esiste più.
E non in senso puramente cronologico, ma semmai in senso esistenziale.
Non esiste più quella "me" che viveva ogni cosa con entusiasmo ed emozioni, forse anche troppe, ma comunque genuine e spontanee.
Non esiste più quella "me" che trovava conforto nella bellezza delle cose, che trasformava il proprio dolore in qualcos altro; quella che leggeva, scriveva, dipingeva, cantava e, a fasi alterne, si imbarcava in avventure creative di vario tipo, come confermato da pile di libri e riviste a tema (decoupage, candele, paste sintetiche, acquarelli, punto croce, tempere...).
Non esiste più quella "me" che NON dimenticava MAI un compleanno di un amico o un'amica, ai tempi in cui non c'era fessbuc a ricordarti i genetliaci altrui.
Non esiste più quella "me" che dormiva bene ogni notte e si svegliava "nuova" ogni mattina, pronta a percorrere un'altra giornata, qualunque sfida portasse.
Non esiste più quella "me" che, con un pizzico di legittima vanità, amava prendersi cura di se stessa, confortata dal sentirsi dire che non dimostrava gli anni che aveva.
Quella che ero è morta: sepolta sotto un quinquennio eufemisticamente difficile, sotto una montagna di (per non dire altro) amarezza, sconforto e dolore, proprio e, per quel che vale, altrui.
Oggi al suo posto c'è una persona che solo grazie a loro trova la forza di alzarsi dal letto e di affrontare ciò che le capiterà, più per senso del dovere che per reale convinzione di riuscire a farcela un'altra volta.
C'è un'anima stanca, un corpo ingrigito e un cuore ammaccato, tenuti insieme non so neanch'io da cosa.

Giacché, se di energia si tratta, dev'essere davvero ben nascosta, perché mi sembra di vivere ogni giorno in uno status di "riserva" costante.
E chissà se avrò ancora la fortuna, prima o poi, di poter "fare il pieno".
Possibilmente, di serenità.

sabato 31 dicembre 2011

categorie e riflessioni



Quest'anno era iniziato
così.
Rileggendo il mio post, ammetto che non finisce meglio; anzi, la situazione è riuscita pure a peggiorare.

Lavoro? Eccolo
qui.
Pensieri felini? Eccoli
qui (e non solo...).
E sorvolo su fortuna ed amore, giacché, appunto, come già sottolineato 364 giorni fa, "
i soldi sono rimasti pochi (anzi, sempre meno), la speranza è diventata inconsistente, l'amore (umano) non s'è fatto comunque vedere e la fiducia è talmente magra da rasentare l'anoressia".
Nel mio bilancio del 2011 c'è un'unica voce davvero positiva:
questa.
E sapere che
lui, insieme agli altri fortunati del 2009 e 2010 sta bene, concede un piccolo margine di sollievo alla morsa che ormai stringe impietosa e da anni, giorno e notte, la mia anima ed il mio cuore.

Per il resto, mentre oggi le persone "normali" si terranno occupate tra cenoni, auguri, discutibili (oltreché orrende) mutande rosse e idiozie del genere, mi ritrovo a pensare che ci sono almeno cinque categorie di persone per le quali vorrei tanto che i Maya avessero ragione.

O torto, non l'ho ancora capito bene.
Ma non è fondamentale.
Insomma, cinque categorie (e sono stata brava a non individuarne un numero maggiore) che vorrei veder SPARIRE.
Ma presto, prestissimo, ché non vale la pena far passare un altro anno, in attesa del prossimo 21 dicembre.

Eccole:
5- quelli che si fanno vivi con insulsi sms preconfezionati solo tra natale e capodanno;
per il resto dell'anno potresti tranquillamente esser morto.
4- quelli che non hanno rispetto di nulla; quindi, a titolo puramente esemplificativo e non esaustivo: quelli che lasciano i loro fottuti suv di merda nel posteggio riservato ai disabili, che buttano la spazzatura dove capita invece che "negli appositi contenitori", che tagliano la strada a tutta velocità (ma dove cazzo dovranno andare, poi?), che stasera spareranno botti, incuranti di esser dannosi per se stessi (e pazienza), ma soprattutto per gli altri: gli stessi che, però, poi, se ti permetti di invadere le loro miserrime vite, anche se si tratta di normale (ed assolutamente momentanea) sovrapposizione di spazi vitali, si ergono a giustizieri che neanche Charles Bronson dei vecchi tempi avrebbe osato tanto.
3- quelli che hanno causato questo totale sfacelo mondiale, speculando su tutto e tutti, mandando in rovina case, aziende, popoli e nazioni. Ma che, alla faccia mia, dormono sereni ogni notte, mentre io combatto contro una devastante insonnia da quattro anni.
E continuo a perdere, notte dopo notte...

2- quelli che offendono e calpestano, direttamente o meno, ciò in cui credo, ciò per cui ho cercato di combattere, finché ne avevo forza e ciò per cui, nonostante difficoltà ed amarezza sempre presenti, trovo ancora la forza di alzarmi dal letto ogni mattina.

1- quelli che abbandonano, maltrattano e violentano bambini ed animali: individui così spregevoli che vorrei veder messi sullo stesso piano: quello terra.
Anzi, SOTTOterra.

Ah, buon anno...

lunedì 19 dicembre 2011

un capodanno da cassaintegrati



E' un po' che non scrivo della mia penosa (tra le altre) situazione lavorativa.

Per chi, casomai, si fosse chiesto a che punto sto, ecco le ultime notizie.

Venerdì scorso, dopo averlo cercato al cellulare, mi ha richiamata uno dei sindacalisti che sta seguendo l'infausta vicenda di orribilandia (cliccando qui, si possono leggere i post precedenti relativi alla triste faccenda).

A quanto pare sembra che, a fronte di approvazione e stanziamento da parte della Regione, sia possibile, come ultima via di salvezza, peraltro temporanea, ricorrere alla cassaintegrazione in deroga: se le cose andranno per il verso migliore, la prima settimana di gennaio 2012 ci sarà ancora cassaintegrazione ordinaria, essendo la straordinaria terminata lo scorso 21 novembre ed usufruendo nel frattempo, io e gli altri fortunati, di altra cassaintegrazione ordinaria fino al 31 dicembre 2011.
Poi, in teoria, si partirà, dal 9 gennaio in poi, con la CASSA INTEGRAZIONE IN DEROGA per 180 giorni (quindi altri sei mesi "pagati").
Nel frattempo, sempre che le cose prendano una piega a noi favorevole, l'azienda dovrebbe riproporre il famigerato incentivo per i volontari all'esodo, incentivo che i sindacati stanno cercando di alzare almeno fino a 15mila €, anche se, come sempre, sarà poi l'azienda a fare quello che vuole.
In ogni caso l'estate prossima si dovrebbe arrivare definitivamente alla mobilità.
Game over.

Peraltro, ammesso che si proceda con la cassaintegrazione in deroga, l'azienda potrebbe comunque mandare le lettere, tenendo conto anche del relativo preavviso, in tempo giusto prima che la CIG in deroga sia terminata (per esempio, un mese e mezzo prima, se quello è il tempo di preavviso previsto).
Nella peggiore delle ipotesi, invece, il 1° gennaio potrebbe arrivarmi la lettera di licenziamento (senza o con preavviso, non è dato saperlo...).
A questo proposito, sembrerebbe che l'azienda abbia detto che, dei 25 esuberi rimasti, almeno 15 debbano essere lasciati assolutamente a casa: il che apre uno scenario a dir poco grottesco sul come e quando gli eventuali 10 superstiti verrebbero, invece, graziati dalla scure del licenziamento.
Quindi e per l'ennesima volta, l'unica certezza è che dovrò aspettare ancora, di sicuro fino a fine anno, con la prospettiva di vedermi recapitare un bel regalo di inizio 2012.
E tanti saluti ai Maya e alla fine del mondo...

Peraltro, l'unica cosa che mi dà ancora un po' di luce in fondo al tunnel (ma è davvero un lumicino gracile in una voragine buia e piena di gelide correnti) è il fatto che, a questo punto, se avessero potuto effettivamente lasciarmi a casa, FORSE, a quest'ora l'avrebbero già fatto.
Invece, visto che continuano ad allungare la nostra agonia di cassaintegrati prescelti, mi fa pensare (sperare è una parola grossa...) che probabilmente qualcosa in nostro favore possa ancora esserci dietro l'angolo.
O che almeno ci sia ancora tempo per respirare, prima di affogare del tutto...

Ma non voglio sembrare ottimista: non lo sono mai stata e non lo sarò adesso, rischiando di restare ancor più di merda se le cose non andassero come prospettano i sindacati.

Forse è anche per questo che ieri, solo perché ho guardato il calendario, ho realizzato che domenica prossima sarà natale.
Per me sarà solo una domenica come le altre, un altro giorno in cui la più grande conquista sarà arrivare a sera, viva ed in piedi, in qualche modo.

venerdì 26 agosto 2011

come passa il tempo


(TOMMY, 30 maggio 1996-26 agosto 2007)

Sono passati 4 anni da quell'orrendo giorno in cui sei volato sul Ponte...
E da allora non c'è stato momento in cui non ti abbia pensato: anche perché in questi 4 anni sono successe tante cose, molte delle quali, purtroppo, per niente piacevoli (per non dire schifose...).
Ma tu lo sai, amore mio, perché sei sempre al mio fianco.
Perché pensare a te mi ha sostenuto e mi sostiene nei momenti più duri e mi ricorda che l'amore (almeno quello per gli animali) non è mai energia sprecata.
Perché mi consoli, ricordandomi che amare VOI animali (e in particolare voi GATTI) è sempre una gioia, che ogni giorno vale la pena di essere vissuto, anche quando si tratta di giornate pesanti, con il nodo in gola, lo stomaco a pezzi ed il cuore ammaccato (e ce ne sono tante da queste parti, lo sai bene...).
Perché quando riguardo le tue foto, ripenso a tutto quello che mi hai insegnato sull'universo felino, un mondo che 15 anni fa non conoscevo ma che, grazie a te, è diventato più che familiare: è diventato la mia vita.
E perché ogni sera, prima di chiudere gli occhi e sperare in una notte di sonno tranquillo, guardo l'angolo del letto, dove una volta stavi tu, grande e maestoso, quell'angolo che ora si contendono le tue "eredi" Emily, Priscilla e la birbante Chloe.
E a volte mi sembra ancora di sentire le tue fusa, il tuo pelo morbido, le tue zampotte grandi e forti.
E grazie a te mi addormento, con un sorriso che rende dolci le mie lacrime amare.
Ciao amore mio...

lunedì 25 luglio 2011

l'arcobaleno perduto

Sono una cassaintegrata, con la data di scadenza, come lo yogurt.
Infatti, in questi ultimi anni mi sono inacidita, parecchio.
E sono quattro anni, ormai, che la vita mi regala generosamente dolori; alcuni utili, altri di cui, sinceramente, avrei fatto volentieri a meno.
Sì, perché il dolore, come dice chi ne sa, aiuta a crescere.
Ma non sempre.
A volte è solo una macchia, nell'anima.
E nella mia ce ne sono tante: così, pian piano, s'è ingrigita.
Ma penso che, all'inizio, doveva essere un arcobaleno: puri colori e nient'altro.
E se tutti i colori, secondo il caro Newton, dovrebbero dare il bianco, qui mi sa tanto che qualcosa è andato storto.
Infatti, se ci si prova, quel disco con tutti i colori non dà mai il bianco, è solo una teoria per barbosi fisici che non hanno niente di meglio cui pensare.
Per me quel disco ha girato tanto che alla fine è uscito il grigio, quello della mia anima, appunto: stanca, logora ed appassita da tutte quelle prove.
Non so se arriverà mai una luce nuova, pulita, forte, a rimettere tutto a posto.
Una luce in fondo al tunnel.
Ma che non sia un treno, per favore...

martedì 19 luglio 2011

guardo storto


... invidio un po' quelli che non hanno da fare
e che la domenica se ne vanno al mare...

invidio anche quelle cui sale il morale
se guardano Beautiful o lavan le scale...

invidio, poi, quelli il cui cruccio maggiore

è se non ha vinto la squadra del cuore...

ma invidio, assai, quelli che non hanno pensieri

e vivono lieti, sereni, leggeri...

e invidio coloro cui, a pieno diritto,
non fregherà nulla di quello che ho scritto...

domenica 12 giugno 2011

ce n'è sempre una




La giornata è iniziata malissimo, (dopo aver dormito forse 3 ore stanotte...) portando questa tesorina di corsa dal vet che stranamente c'era, pur essendo domenica (nella sfiga, una botta di culo...).
Per fortuna ero passata a vedere se le gatte erano in garage, visto il tempo incerto, e l'ho trovata che vomitava schiuma :-(
L'ho caricata nel trasportino e portata in ambulatorio: le sono state fatte le due punture come da procedura standard anti avvelenamento, anche se il vet diceva che i sintomi sembravano meno gravi di quelli che s'erano prospettati ed ipotizzava che forse aveva ingerito qualcosa di fastidioso ma NON velenoso,come per esempio una coda di lucertola, che però non ho trovato in giro per il pavimento, pur dopo aver minuziosamente ispezionato le tracce lasciate dalla povera Mamma Felix con la perizia di un addetto della scientifica... (che schifo...).

Comunque... l'ho riportata a casa, l'ho lasciata in gabbia dove deve restare tranquilla il più possibile e a digiuno fino a stasera...
Dopo andrò a vedere come sta.
E avanti...


AGGIORNAMENTO: ieri la micia è rimasta tranquilla sulla sua sedia tutto il giorno, ha avuto ancora qualche piccolo conato di vomito e la situazione è rimasta invariata.
Stamattina mia madre dice di averla vista scendere dalla sedia cercando cibo ed acqua, povera piccina.
Alle 9 era già in ambulatorio, dove il vet si predisponeva a farle gli esami del sangue per verificare il suo stato attuale e poi l'avrebbe messa sotto flebo per reidratarla, visto il prolungato digiuno di ieri.
Dalle 17 in poi avrò l'aggiornamento: e spero sia positivo, non sono in condizioni reggere altri dolori in questo momento...
Chi può e vuole, incroci dita, code e tutto quello che c'è perché Mamma Felix superi tutto al meglio.
Grazie, da parte mia e sua...

sabato 28 maggio 2011

orribilandia: la (brutta) storia infinita


Dov'ero rimasta?
Ah sì: qui.
Ieri ore 11 ultima assemblea durante la mia cassaintegrazione STRAORDINARIA, in cui il sindacato avrebbe dovuto prospettare due possibili esiti:
- fine del lavoro il prossimo 31 maggio (tecnicamente sarebbe domenica 29) con passaggio alla procedura di mobilità. In tempi relativamente brevi percezione della liquidazione, con conseguente relativa tranquillità per me che, con una "bella" estate da gattara alle porte, avrò certamente (e purtroppo) molto da fare.
- oppure, ipotesi paradossale, ma comunque conveniente alla sottoscritta, prosecuzione della cassaintegrazione ORDINARIA grazie al trasferimento (in teoria, solo "nominale") in un altro stabilimento, nel quale la proprietà ha già progettato di spostare tutta l'attività attualmente in "funzione" a orribilandia (che si trova a circa 10 km dal secondo stabilimento).
Evento tutt'altro che indolore, in quanto, a seguito dell'accorpamento dei due organici, si origineranno altri 30 esuberi e quindi altri prevedibili tagli.
In ogni caso, a prescindere dagli effetti sugli altri colleghi non ancora colpiti dalla mannaia aziendale, per me si sarebbe trattato di una delocalizzazione sotto controllo e mi avrebbe assicurato altri sei mesi di stipendio, anche se ridotti al solito meno del 70%, ma con il vantaggio di stare a casa, dato che la rotazione, per i motivi sopra elencati, si palesava quanto mai improbabile.
Questa, quindi, la situazione alle ore 12 circa.

Nel primo pomeriggio, appena sveglia dal consueto recupero dell'infausta insonnia notturna ricevo una telefonata il cui assurdo senso è questo: mi è stata spedita l'ennesima raccomandata in cui si dice che devo rientrare. Ma siccome forse non arriverà in tempo ("Per forza, GRANDISSIMO IDIOTA" - avrei voluto urlare al cretino di turno - "se la spedisci sempre all'ultimo momento!"), posso (DEVO) comunque presentarmi lunedì in ufficio.

Mi riprendo, lentamente inebetita, dalla doccia fredda; nel frattempo fuori infuria un fortunale, in cui pioggia e grandine sono la materializzazione acquosa e ghiacciata delle mie imprecazioni più terribili.

E dopo mezz'ora richiamo, per avere almeno qualche dettaglio più preciso.
Quindi chiedo: ma per quanto tempo rientrerò stavolta? Non si sa.
E in quale ufficio sarò? Non si sa.
E in quale stabilimento? Non si sa.

Insomma nessuna certezza: tranne il fatto che qui il rispetto è andato veramente a farsi fottere, che la mia serenità è definitivamente compromessa e che se un giorno sarò protagonista di un fatto di cronaca nera, almeno avrò lasciato una traccia pubblica in questo blog del mio devastante percorso verso una più che comprensibile follia.

ULTIM'ORA:
in tarda mattina è arrivata la famigerata raccomandata (forse le bestemmie servono, dopo tutto...).
Due comunicazioni, scritte in una lingua che definire italiano farebbe rivoltare nella tomba da Manzoni a Montanelli, da Foscolo a Sciascia, da Leopardi alla Fallaci...
In sostanza: il rientro per sospensione dalla CIGS (ossia Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria) è previsto dal 30 maggio al 10 giugno.
Però dal 31 maggio, per "imprescindibile necessità di riorganizzare la complessiva struttura della società, al fine di contenerne i costi, anche recuperando efficienza (quale? hahahaha!) mediante azioni di concentrazione delle varie operatività e di accorpamento in un'unica sede aziendale dei reparti ed uffici ora dislocati in più sedi...(omissis) ... Ella (sì, Fitzgerald!) sarà trasferita alla predetta unità operativa di... (omissis) Presso tale Unità Operativa (perché in maiuscolo? delirio di grandezza?) Lei (ma non era Ella?) svolgerà mansioni di impiegata (e certo, perché di operaia non credo proprio...)".
La suddetta comunicazione, al cui confronto la lettera di Toto' e Peppino suona come un trattato di alta sintassi del periodo, dovrà, inoltre, esser restituita FIRMATA per accettazione, in sede.
Non serve specifichi che, chi mi conosce anche solo un po', sa che lunedì scatenerò dir poco l'inferno, anche in assenza di un qualunque segnale.
E che quella comunicazione, caso mai verrà da me firmata, lo sarà, ma nel sangue.
Quello di chi ha deciso tutto questo.

giovedì 19 maggio 2011

qui: e ora?

Perché la vita NON è un film, non puoi saltare le scene che non ti piacciono, andando avanti con il fast forward; e non puoi vedere subito chi ci sarà nei titoli di coda, prima della parola FINE.

Fuori da questo cinema non c'è davvero nulla per me; allora rimango in quella sala buia, anche dopo che i titoli di coda sono passati ed è apparsa la parola FINE, a fissare uno schermo vuoto che è tutto quello che mi resta.

La vita non è affatto un film: ma in certi momenti vorrei tanto che lo fosse.