sabato 1 gennaio 2011

MMX

2010: il bilancio, per me, chiude in perdita.
Altro che "anno del contatto"; caso mai, del distacco.
E della consapevolezza, per quel che vale.
Sopportabile fino ad un certo punto, nella sua prima parte.
Ma decisamente "impegnativo" nella seconda.
Fottutamente faticoso, per dirla meglio.
Un anno in cui i pochi traguardi, per quanto significativi, sono arrivati alla fine di tanta amarezza, logoramento e sfiducia da farli "quasi" dimenticare.
Quasi.
Perché, per fortuna, se non si dimenticano certo lacrime e strette allo stomaco, notti insonni e giornate da incubo, si ricordano anche i pochi momenti felici, in cui il loro destino è finalmente cambiato: o forse si è compiuto per quello che avrebbe dovuto essere, da sempre.

Un anno dove i soldi sono rimasti pochi, la speranza è diventata inconsistente, l'amore (umano) non s'è fatto comunque vedere e la fiducia è talmente magra da rasentare l'anoressia.

Un anno in cui alcune persone si sono rivelate altro da ciò che (mi) sembravano; e se ne sono uscite di scena velocemente, così come erano entrate.
E in cui persone speciali che mi stanno a cuore hanno ricevuto colpi talmente duri dalla vita da non poter restare indifferente al loro dolore.
Un anno in cui ho conosciuto comunque qualche nuova persona valida, incrociata forse per caso o coincidenza, anche se le coincidenze non esistono.

Persone che, pur distanti fisicamente, mi sono state molto più vicine della schiera di disfattisti che mi stanno ancora attorno, quelli che si ostinano a scalfire inesorabilmente la mia gracile autostima, debole come una pianta indifesa da gelo e buio, che scricchiola nel pallido sole d'inverno, sfidando la sorte ogni giorno, rielaborando e masticando la misera quantità di energia, conservata preziosamente nel suo profondo, al riparo dagli schiaffi impietosi d'una vita il cui divertimento maligno sembra quello di prendermi a botte in testa ogni volta che cerco di rialzarla.
Un anno concluso in silenzio, in solitudine, distante dall'inutile fragore di chi non aveva niente di meglio da fare che rompere i timpani e le palle con dannosi (spero per chi li ha usati) botti di capodanno.
Un anno del quale una cosa è certo positiva: che sia finito.
In attesa di un qualunque miglioramento: qualunque, ché da dove iniziare c'è solo l'imbarazzo della scelta.

4 commenti:

Mamit ha detto...

dobbiamo sforzarci di ricordare i "pochi traguardi raggiunti" e non i tanti falliti.
E possibilmente, evitare di fare bilanci.

ziamaina ha detto...

Vero, ma fare un bilancio è inevitabile, perché le cose, comunque, stanno così.
I "pochi traguardi raggiunti" sono l'unica conferma che non tutto è perduto.
Baci ai pelosi...

Kaishe ha detto...

Buongiorno cara...
Non è stato un buon anno nemmeno per me.
Ti basti sapere che ho passato da volontaria reclusa tutto gennaio perchè mi si è ripresentata la depressione e poi, in maggio, mi hanno diagnosticato un melanoma maligno...
Però non è colpa dell'anno in quanto "numero". perciò lo dichiaro "innocente".
E' che viviamo in un mondo sempre meno calzante all'umanità.
E non mi aspetto vada meglio una anno rispetto ad un altro.
Anche se faccio gli auguri sperando che davvero sia (almeno) BUONO...

ziamaina ha detto...

@Kai: avevo intuito le tue "disavventure" dal blog, ecco perché nel post ho parlato di persone che mi stanno a cuore ed il cui dolore non mi ha lasciata affatto indifferente...
Qui non è una questione di colpe, ma di sofferenze, che, a mio parere, o hanno il navigatore guasto, tant'è che stanno sempre nella stessa zona, o forse si divertono ad infierire sempre su chi ha già il suo "bel" daffare a cercare di sistemare cocci derivanti da rotture che non ha affatto chiamato né causato. Anzi.
Un abbraccio a te e pelosi e vari...