lunedì 25 dicembre 2006

... try a little tenderness ....




















... beh, sono stata assente per più di un mese; i motivi sono stati vari, primo tra tutti la perduta voglia di scrivere PROPRIO e a seguito del famigerato corso di scrittura creativa; il corso è terminato, così pure quello d'acquarello, per cui conto, quanto prima, di creare qualcosa di almeno lontanamente decente sia con i colori, sia con le parole...
Intanto, proprio perchè è Natale - e chi mi conosce sa quanto poco me ne freghi di ciò che il resto del mondo festeggia, perlopiù ipocritamente, oggi - mi concedo un po' di tenerezza, con questa dolcissima immagine; e ciò proprio nonostante il colore, ROSA, che solitamente mi da la nausea, ed il soggetto che, per dirla con un eufemismo, non smuove affatto sentimenti materni dal mio interno...
Insomma, questo è il meglio che posso fare per oggi.
Domani, per fortuna, è un altro giorno.

domenica 12 novembre 2006

MEME - cosa vedo dall'ufficio

Per tutti quelli che non hanno capito perchè la chiami orribilandia, ecco qua ... :-(
Che ti avevo detto, Cyb?

buona domenica ...



MEME - Le Stagioni del Fiume - Sile (TV) 11 novembre 2006

Per non esser da meno, ecco altre mie foto scattate apposta nel giorno di San Martino, con l'aria piuttosto fresca per essere "estate", la "fotografa" piuttosto felice a far l'artista lungo le mura di Treviso ...






















... e le immancabili "anaréte" ... (germani, per i più pignoli ;-) )

mercoledì 1 novembre 2006

definizioni

spartiàcque
1 in geografia: linea, non sempre facilmente individuabile sul terreno, che divide tra loro due bacini idrografici
2 figurato: divisione netta, divergenza di fondo: s. ideologico

spartigatto
Parte anatomica umana, solitamente braccio o gamba, che, opportunamente posizionata su divano o letto, contribuisce alla pace casalinga, separando in maniera appropriata due unità felidi coabitanti.

sabato 28 ottobre 2006

un anno vissuto miagolosamente





















è già passato un anno da quando Piccola Miau è arrivata a casa mia ...

giovedì 26 ottobre 2006

informatici, questi sconosciuti

SICCOME SONO UN INFORMATICO ...
...alla mattina appena sveglio devo attendere qualche minuto per fare il boot
…. mentre si scalda la macchinetta del caffè, controllo sul computer se il batch lanciato questa notte ha dato errori.
.... quelli che sul treno parlano di informatica atteggiandosi da esperti, stanno dicendo solo un sacco di cazzate (es., l'altra mattina uno fa: "Sai, ho scaricato da Internet uno save-screen che è una figata”.
Ma non capisco perché lo chiamino save-screen, con tutta quella grafica, consuma un sacco di corrente." ???)
.... se dico al capo che per quel lavoro ci vogliono 10 giorni, lui vuole che venga fatto in 5, mentre al cliente lo vende a 20. (quindi per finirlo devo lavorare anche la sera a casa).
.... se il cliente dice che il programma è lento, dice cazzate perché non capisce niente di informatica, è la sua macchina che è antiquata. Come dice? Il Pentium III 800 che ha comprato la settimana scorsa è quanto di meglio ci sia sul mercato? Allora probabilmente il tecnico che gliel'ha installata avrà sicuramente combinato dei casini.
.... come dice? Blocca le fatture? Un attimo che mi collego in remoto per vedere cosa è successo.
.... ecco vede? Il registro HKEY_CLASSES_ROOT\*\shellex\PropertySheetHandlers \ {dc603920-a1b1-11ce-a3dc-0 0000 343dc9f} non è valorizzato correttamente perché probabilmente il tecnico che le ha installato la macchina non ha letto la documentazione che vi avevamo fornito. Come? L'unica documentazione che vi abbiamo dato è un file hlp di poche pagine? Perché si tratta di documentazione per personale specializzato.
.... il mio sport preferito è l'arrampicata sugli specchi.
.... le mie capacità mnemoniche sono quasi nulle, che mi frega tanto io registro tutto sul portatile.
.... quella volta che le testine dell'hard disk mi hanno rigato il disco ho avuto il magone per una settimana.
.... la soluzione a qualsiasi problema è il reboot.
.... riesco a trovare dei trucchetti, per evitare che mi copino il software, perché in giro c'è un sacco di gente pronta a rubarti il lavoro e a me stanno sulle palle. Come dice? L'ingegnere vuole una copia di Office 97? Standard o Professional? Le serve anche il crack di Adobe Premiere 5? Se vuole ho anche il warez di 3D Studio Max III.
.... non mi piace uscire la sera, se devo andare da qualche parte ci vado in Internet, non c'è il problema dell'abbigliamento, non ci sono problemi per i parcheggi, non ci sono malintenzionati pronti a rubarti il portafogli.
.... il mio modello di vita è quello dei solariani di Asimov (abitanti di Solaria che non avevano contatti con altri umani se non in una specie di teleconferenza 3D o per proliferare).
.... conosco solo due valori: 0 e 1.
.... ragiono come un computer. Quando mia figlia mi ha chiesto come nascono i bambini, le ho fatto un diagramma a blocchi.
.... mia figlia (4 anni) ha iniziato ad usare un computer a 3 anni con dei giochi per bambini. L'altro ieri l'ho vista intenta a leggere un listato Java, dopodiché mi ha chiesto il significato delle istanze.
.... mio figlio più piccolo (18 mesi) sa imitare perfettamente il collegamento di un modem.
.... quando entrambi i miei figli dormono e mia moglie mi chiama in camera da letto, ne approfitto per masterizzare qualche cosa o per lanciare una ottimizzazione di Windows (qualsiasi cosa, basta che la macchina lavori).
.... Start, Chiudi sessione, Arresta il sistema, OK. Ora è possibile spegnere il computer.

*** *** ***
(speciale ufficio ced orribilandia)
…. qualunque sia la tua richiesta di assistenza, le mie risposte saranno, nell’ordine:
- “IMPOSSIBILE”
- “mandame nameil”
e, se proprio insisti:
- “non siamo attrezzati, stiamo cambiando i dischi, fra poco effettueremo una ripartenza”.
Per qualsiasi problema, la migliore soluzione è sempre "spegni e riaccendi".

[Ogni riferimento a fatti e persone realmente esistenti non è affatto casuale. Il suddetto testo è stato reperito in rete ed integrato con la piccola parte aggiunta in calce.
Vado a mettermi comoda in attesa degli insulti e le smentite da parte di programmatori, analisti e compagnia bella ;-D]

martedì 24 ottobre 2006

imparando

5^ lezione d'acquarelli:















1^ lezione di scrittura creativa:
"descrivete un oggetto: se vi dice molto, il compito è facile; se non vi dice granchè, il compito è mediamente difficile; se non vi dice nulla, il compito è difficile. Se odiate quell'oggetto, il compito sarà comunque facile. La descrizione non dovrà contenere elementi autobiografici, nè riferimenti personali di alcun tipo".

(la mia espressione dopo la "consegna")
:-(

(ed ecco il risultato, non valutato dal "maestro" per mancanza di tempo, dopo una settimana di fatiche.
Quando crollano le certezze, bisogna ricominciare da capo.
Di nuovo.
Altro che mettersi in gioco ...)

"C'era una volta una tapparella, di legno, che non era contenta del suo ruolo.
Tutti i giorni qualcuno la tirava su, fino al cassettone sopra la finestra, riavvolgendola su stessa.
Se ne restava lì, al buio, fino a sera, quando veniva srotolata quasi fino a terra.
E rimaneva sveglia a guardare le notti, una dopo l'altra, fino al mattino.
Ogni giorno la stessa storia, una noia.
Che senso aveva fare quella vita?
La casa alla quale apparteneva, stanca di sentirla lamentare, un giorno le disse:
"Cara Tapparella, perchè ti lamenti sempre della tua vita?".
E la tapparella, con la voce attutita, dato che era riavvolta dentro il cassettone:
"Perchè almeno una volta ero parte di un albero, in un bel bosco, sentivo il canto degli uccelli, il soffice tocco della nebbia, la dolcezza del sole di primavera.

E poi profumi, colori, mai un giorno uguale all'altro.
Invece, qui, la mattina tirata su, la sera tirata giù.
Una noia, davvero una gran noia".
La casa la lasciò sfogare e poi le disse:
"Vedi cara, tu sei come le palpebre degli occhi che sono le mie finestre; se non ci fossi tu, non potrei riparare il mio interno dalla luce troppo forte dell'estate o dal freddo dell'inverno; invece, grazie a te, ogni giorno mi sveglio e apro gli occhi sul mondo intorno.
E quando la sera arriva l'ora di farti uscire dal cassettone, è come darsi la buona notte e augurarsi un meritato riposo.
Anche se ora non sei più nel bosco, le stagioni cambiano ancora davanti a te, puoi ancora sentire i rumori ed i suoni che fanno di ogni giorno un giorno speciale.
Ma fintanto che continuerai a lamentarti, l'unico colore che vedrai sarà il grigio della tua tristezza e l'unico suono che percepirai quello delle tue lagne".
La tapparella, colpita da tanta profondità, ci pensò su un attimo e vide che la saggia casa aveva ragione, dopo tutto.
Così, quando arrivò la sera, si lasciò srotolare come sempre verso terra, sapendo che un'altra notte l'attendeva col suo blu profondo e infinito.
E invece di scendere, cigolando insoddisfatta, si lasciò cadere con dolcezza, per non disturbare la casa che si preparava a dormire.
Quando toccò terra, sospirò, guardando la luna che sorgeva, argentata, in quello spicchio di cielo davanti a lei.
Ripensando a quello che le aveva detto la casa, sussurrò "buona notte" e si mise comoda ad aspettare il mattino."

giovedì 19 ottobre 2006

gatti di casa mia





Un gatto si trova sempre dal lato sbagliato di una porta o di una finestra.

(anonimo)









E "Piccola miau" non fa certo eccezione.

domenica 15 ottobre 2006

album di famiglia

I miei nipoti (nipopelosi) :-)






Nelson (con Mayra nella foto piccola)








e Mayra


giovedì 12 ottobre 2006

MEME - Le Stagioni del Fiume - Melma (Silea - TV) ottobre

















Ecco qui il mio primo meme grazie a loro :-)
Le foto son state scattate più d'un anno fa, spero che gli altri partecipanti non se la prendano.
Quest'anno non ho ancora avuto modo di recarmi sul posto, ma credo che le cose non siano granchè cambiate :-)
Avrei dovuto postare un corso d'acqua vicino casa, ma c'è solo un canale :-P quindi credo che dovrete "accontentarvi" di questo :-)

mercoledì 11 ottobre 2006

incomprensioni fisiologiche










"Perchè piangi?".
Se avessi avuto un euro (o una lira) ogni volta che mi hanno fatto questa domanda, beh, oggi sarei tranquillamente milionaria.
Forse miliardaria.

Piangere è liberatorio, è una funzione fisiologica come dormire, digerire, respirare.
Semplice: fa parte della vita.
Perlomeno della mia.

Ma no.
Piangere DEVE essere segno che qualcosa non va.
E grazie, fin là ci arrivavo anche io.

Ma invece di tenermi dentro quello che non va, lo butto fuori.
Tutto qui.

Non è una tragedia il pianto, è uno sfogo, quando il peso delle cose insopportabili diventa enorme.
Banale, dirà qualcuno.
E invece no.
A quanto pare, soprattutto gli uomini, fanno fatica a capire questo semplice concetto.
Per loro piangere è debolezza, è essere incapaci di affrontare a testa bassa e a muso duro la vita.
Eh, no cari miei.
Piangere è una gran cosa.
Ti toglie i nodi dalla gola, poi dallo stomaco e infine dall'anima.
Piangere è una salvezza, non la disperazione.
E' il dolore che si scioglie, acqua e sale che lavano via l'amarezza che resta in bocca per troppo tempo, quando si è costretti a far finta che tutto vada bene. O che andrà meglio domani.

Fatemi un piacere.
La prossima volta che vedrete una donna in lacrime, qualunque sia il rapporto che vi lega a lei (madre, sorella, moglie, fidanzata, collega, vicina di casa, vicina d'autobus, di treno, d'aereo, una che fa la coda in posta... insomma, una femmina lacrimante), non chiedetele "perchè piangi?", con quel tono che vorrebbe esprimere comprensione e invece rivela tutta la vostra incapacità di capire.
Siate cavalieri. Porgetele un fazzoletto.
Pulito, possibilmente.
Male che vada vi risponderà che ha già il suo.
Ma, almeno, per un momento, le avrete reso la vita più leggera.

martedì 10 ottobre 2006

non solo utile, ma molto dilettevole

Grazie alla segnalazione di un collega (non tutta orribilandia vien per nuocere, dopo tutto) scopro che la mia lingua madre e quella adottiva sono entrambe consultabili su wikipedia.
Il che mi diverte assai.
E mi commuove pure.
Un pittin :-) anzi, un fia'.

domenica 8 ottobre 2006

BBB blogstylist cercasi

Si richiede:
- massima pazienza;
- buona disponibilità al dialogo;
- accettabile propensione didattica.

Si garantisce:
- massima collaborazione
- buona predisposizione creativa
- accettabile entusiasmo per i risultati conseguiti

Astenersi perditempo, programmatori con scarsa umiltà, consulenti informatici frustrati e "sintetici"
;-)

tanto per esser chiari













della serie, meglio ripetere il concetto ...





sottolineando la giusta precisazione della bravissima Franci :-)

domenica 24 settembre 2006

corsi e ricorsi (alla violenza, prima o poi)

(venerdi 22 settembre, ore 11 circa, in Orribilandia)
ziaMaina: Mi sono iscritta al corso di scrittura creativa presso l'Arci: ma vedo che nel programma delle lezioni scrivono: "Per ottenere il massimo risultato, viene richiesto a ciascuno un minimo di disponibilità e di voglia di mettersi in gioco." Cosa avranno voluto dire?
Collega femmina: Probabilmente significa che devi essere pronta a metterti in discussione e a raccontarti davanti agli altri.
Collega maschio: E ora diese lession no e bastarà de sicuro.

(traduzione per i non veneti: " e allora dieci lezioni non basteranno di sicuro")


sabato 23 settembre 2006

donne al verde

Tempo fa Luciana Littizzetto descriveva alcune tipologie di donne verdura, un vero e proprio "pinzimonio femminile".
Beh, anche io faccio parte di quel disegno vegetariano.
Sono la donna basilico, per la precisione.
Della stessa famiglia della menta, ma più intrigante.
Intensamente profumata, brillante e fresca.
Dove la menta è forte e rinfrescante, io sono aromatica e quasi ipnotica.
Più che altro stordisco gli interlocutori con la mia loquacità.
Ma basta poco per ferirmi: se non mi trattano con delicatezza, subito mi sciupo e poi annerisco.

E, poi, ho l'occhio pesto, ovviamente.
Del resto, se fossi nata a Bologna, anzichè a Genova, avrei avuto l'occhio ragù.
Che non è proprio un bel vedere, in effetti.

priorità feline
















Un gatto arriva sempre quando lo chiami, a meno che non abbia di meglio da fare. (Bill Alder)

giovedì 21 settembre 2006

lucida follia

And I find it kind of funny
I find it kind of sad
The dreams in which I'm dying
Are the best I've ever had
I find it hard to tell you
'Cos I find it hard to take
When people run in circles
It's a very, very
Mad World


(Tears For Fears "Mad World" )
(qui la traduzione)

mercoledì 20 settembre 2006

aperture mentali

Sono stufa di sentirmi dire che mi devo "aprire" alla vita.
Sono forse un ombrello?
O una scatoletta di tonno?

E comunque, il prossimo che me lo dice, lo apro io.
Ma in due.
Come un'anguria.

punti di vista

Cielo grigio.
Un'umidità tale che arriccia perfino i pensieri.
Mal di testa persistente.

In giornate come oggi non posso pretendere che la vita sia meravigliosa.
Ma mi accontenterei che fosse almeno guardabile.

martedì 19 settembre 2006

identità cercasi

I find sometimes it’s easy to be myself
Sometimes I find it’s better to be somebody else

(Dave Matthews, "So much to say")

lunedì 18 settembre 2006

un sorso, un istante, una vita

Dovevo incontrare un’amica al solito posto, per bere qualcosa assieme e condividere una delle tante fette delle nostre vite.
Era tardo pomeriggio e uno stupido, fastidioso vento caldo mi accolse appena scesi in strada.
Un'aria umida, appiccicosa, odiosamente estiva e mi avvolgeva come una pellicola trasparente.
Per un attimo fui tentata di rientrare in casa, a cercare il conforto e la fresca compagnia dell’aria condizionata: ma lasciai perdere l'idea, quindi continuai a camminare, mentre l’afa diventava tutt’uno con i miei vestiti.
Il locale distava poche centinaia di metri da casa mia, non più di dieci minuti di cammino.
Trovato un tavolino libero sotto la tettoia davanti la vetrata del locale, mi sedetti e sistemai la borsa sulla sedia accanto a me.
Immaginavo che avrei dovuto aspettare un po’: la mia amica aveva spesso dei piccoli imprevisti che la facevano arrivare in ritardo; ma sapeva sempre farsi perdonare, raccontando le sue avventure con un tono talmente ironico e divertente che ogni volta riusciva a cancellare il fastidio d’averla aspettata.
Decisi di ordinare comunque da bere, per rendere più sopportabile l’attesa.
Non ho mai saputo aspettare qualcosa o qualcuno senza fare nulla nel frattempo; così, d’istinto, guardai il cellulare e trovai un messaggio della mia amica: “sto arrivando”.
Detta da lei, quella frase poteva significare tutto e niente.
Per cui non la presi molto in considerazione e cominciai a sorseggiare dal bicchiere che era stato lasciato sul tavolo.
Ma quel vino aveva bisogno di prendere aria; quindi posai il bicchiere davanti a me, sospirando la mia rassegnazione.
Alzando gli occhi e attraversando la vetrata con lo sguardo, notai che, oltre a me, c’era solo un altro cliente, seduto su uno sgabello all’interno del locale.
Anche lui aveva quell’aria di chi, aspettando qualcuno e sapendo che potrebbe arrivare da un momento all’altro, si tiene occupato giusto quel tanto che gli permetta di non annoiarsi nell’attesa.
Ci muovevamo in maniera quasi simmetrica: guardava distrattamente in giro, ogni tanto controllava il cellulare e poi tornava a sorseggiare lentamente dal bicchiere, per riempire tutti quegli istanti vuoti che andavano dilatandosi nel tempo che scorreva intorno a noi.

Mi accorsi che potevo guardarlo attraverso il vetro e sovrapporre a lui ciò che la vetrina esterna rispecchiava di me.
Era come se le nostre esistenze, separate solo da quella lastra di vetro, potessero incontrarsi in una dimensione sconosciuta, dove noi due eravamo i soli protagonisti.
Sollevando il bicchiere, provai a muovere un dito in modo che la mia immagine riflessa riuscisse a solleticare il suo naso.
E lo vidi toccarsi il viso nel punto esatto in cui lo avevo sfiorato, virtualmente.
Continuai quello strano gioco, perché non avevo niente di meglio da fare per ingannare l’attesa e perché la faccenda diventava sempre più interessante.
Muovendo ancora le dita, provai a toccargli la fronte; e questa volta lo vidi agitare un mano davanti a sé, come per scacciare un insetto inesistente.
Sforzandomi di non ridere, lo guardavo difendersi da qualcosa di invisibile: era difficile smettere di divertirmi a sua insaputa.
Poi decisi di aumentare il rischio: e provai a passare la mano sulla sua nuca, curiosa di vedere come avrebbe reagito.
Lo vidi guardarsi attorno stupito, come cercando qualcuno che lo avesse sorpreso alle spalle.
E poi si accorse di me.
Che lo osservavo da quello strano punto di vista, come un visitatore di un acquario che guarda i pesci al di qua della vasca.
Presa da infantile imbarazzo, pensai di far finta di niente; ma quella sensazione era troppo speciale per perderla, annegandola in uno stupido senso di vergogna.
E, come se lo conoscessi da sempre, spostai la mano, riflessa nel vetro, sopra la sua, posata sul tavolino.
La sua espressione lasciava capire che aveva percepito e sentito distintamente l’intensa sensazione di quello strano contatto.
E ne era stupito, piacevolmente stupito.
Non riuscivo più a staccare la mia mano dalla sua; ero certa di non aver mai provato niente di simile; stordita da una febbre intensa e magica, da un incantesimo che mi costringeva a restare immobile, a cogliere ogni istante di quel contatto inspiegabile e misteriosamente irresistibile.
Non so per quanto siamo rimasti così, con quella strana espressione di divertita meraviglia sui nostri volti.
Nessuno dei due sembrava volersi staccare dall’altro.
Quando, all’improvviso, la magia fu interrotta dall’arrivo della mia amica.
Non l’avevo neanche sentita arrivare, eppure lei diceva d’avermi chiamata mentre s’avvicinava a me, che le sembravo sotto ipnosi e che aveva persino pensato che stessi male.
Sedendosi accanto a me, mi chiese se andasse tutto bene: e io, come risvegliandomi da un sonno profondo, sorrisi nel modo migliore che potevo, rassicurandola che era tutto a posto.
Mentre la ascoltavo raccontarmi le solite cose, guardai di nuovo oltre quel vetro. Lui era ancora là, mi guardava; forse stava cercando una risposta.
Io non avevo nessuna spiegazione neanche lontanamente logica.
Riuscivo solo a pensare che eravamo due anime perse, ritrovate in quella strana dimensione privata e trasparente, raccolte nel caldo abbraccio di un bicchiere di vino in una afosa sera d’estate.
Due destini incrociatisi per caso, legati per un istante da un sorso di irripetibile, inspiegabile felicità.

venerdì 15 settembre 2006

proprietà transitiva tra blog?

Ma se A è amica di B e B - oltre che omonima - è amica di C, com'è che A non è amica di C?

Dopo averle "seguite" tutt'e tre da più di un anno, questo è quanto ho dedotto.
Vediamo chi risolverà l'arcano.


Sarà che sto leggendo "Gli enigmi dei Vedovi Neri" e mi s'è svegliato il pallino per i misteri?

goodbye Oriana...

giovedì 14 settembre 2006

domande e risposte

La vita mi regala spesso quello che non mi serve più.
O quello che ho smesso di desiderare.

Felicità è aver bisogno di ciò che si può avere.
E le tasche del mondo sono piene di cose che nessuno vuole più.

Forse è vero, come dice Baricco, che "Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde".

Ma ho l'impressione che, se trascorre troppo tempo, finisco per dimenticare quale fosse la domanda.

il vero viaggio

Oggi è uno di quei giorni in cui niente di quello che DESIDERO accade.
Non che sia una brutta giornata, però.
Si, piove, ma non mi da fastidio, anzi.
Ma tutto quello che vorrei succedesse, semplicemente, non accade.
E resto lì, a guardare una sfera di cristallo opaca, che non riflette nulla sulla superficie e non le si può neanche guardare attraverso.













Il caldo della scorsa settimana, oltre che togliermi il fiato e la forza di scalare i paesi dell'Umbria, mi ha rovinato quel poco di entusiasmo che avevo riposto nel viaggio.
Io NON amo viaggiare, ogni volta me ne rendo conto sempre di più.
Eppure ogni volta ci ricasco, compio sforzi disumani per preparare bagagli, seguire itinerari, adattarmi a nuove culture, nuovi contorni, nuove realtà.
Poi, per una strana forma di magia, quando sono a destinazione, divento parte integrante del luogo, come se non fossi una turista, ma una del posto.
E allora ripartire è una fatica doppia; dopo aver compiuto un miracolo per reinventare un'altra me, che non sapevo d'avere nascosta da qualche parte, dover impacchettare le sensazioni e andarsene sembra davvero inutile.

Tornare a casa è smettere di faticare.
Il vero riposo comincia dopo aver disfatto l'ultima valigia, scaricato l'ultimo sacchetto contenente ricordi e frammenti della vacanza.

Viaggiare non fa per me.

La fantasia è il mio unico mezzo di spostamento.
I miei pensieri l'unico bagaglio che voglio portare con me, senza bisogno di piegarli, chiuderli e sentirne il peso sulla schiena.
Seduta in terra, tra ricordi e sensazioni, posso partire e tornare in un battito di ciglia, in un respiro profondo andare al di là delle mie certezze e tornare quando voglio.
Senza bisogno di valigie, strade da percorrere e orari da rispettare.
Il viaggio che preferisco e che sento mio è quello dentro di me.














Ed è appena cominciato.

lunedì 4 settembre 2006

cultura moderna?

"I find television very educating. Every time somebody turns on the set, I go into the other room and read a book."

(Groucho Marx)
Trovo la televisione molto istruttiva. Ogni volta che qualcuno ne accende una, vado in un'altra stanza a leggere un libro.

vita da bestie?


























ehhhhhhhhhh quanto mi mancheranno questi due adorabili scansafatiche...

Va beh, sono solo 6 giorni, ma sembreranno un'eternità.

(extra)terrestri del nuovo millennio


Si fa un sacco di fatica a capire la propria zolla di terra, non resta molto per capire il resto del campo.
Ma forse in ogni zolla, a saperla leggere, c'è il campo intero.
(A.Baricco "I barbari")

traslochi e doveri

E' vero, ho traslocato.
Al vecchio indirizzo http://cats.blog.excite.it non c'è neanche un cartello con scritto "ci siamo trasferiti".
E' stata una decisione drastica ed improvvisa, anche se da tempo meditavo di andarmene, di cambiare, per così dire, aria.

Di tutte le cose che volevo e vorrei ancora cambiare nella mia vita, il blog era una di quelle a cui potevo rimediare subito.

E così è stato.

Via. Un taglio netto, due o tre scatoloni di vecchi post messi via per un eventuale ripensamento e ripescamento futuro.

Però non dimentico certi doveri.
Uno dei quali era ed è, tuttora, questo.





Ovviamente, come allora, ringrazio
lei - l'ideatrice - nonchè loro per la segnalazione. E poi qui, qui e qui.

sabato 2 settembre 2006

pieni e vuoti

Ho capito che la mia vita è piena di vuoti da riempire.
E che quando trovo qualcosa con cui riempirli, penso solo a quando saranno di nuovo vuoti.

Essendo vuoti a rendere, prima o poi qualcuno viene a riprenderseli.
E mi accorgo di quanto fossero importanti solo quando non ci sono più.

domenica 27 agosto 2006

if you love somebody, set them free

Due amiche stanno camminando sulla spiaggia.
Ad un certo punto una chiede all'altra: "Ma come si fa a far durare l’amore?"
E l'amica risponde, sorridendo: "Raccogli un po' di sabbia."
Lei si china e raccoglie una manciata di sabbia finissima.
L'altra, sempre sorridendo, continua dicendole: "Ora stringi il pugno..."
La donna stringe la mano attorno alla sabbia e vede che, più stringe, più la sabbia gli esce dalla mano.
"Ma la sabbia se ne scappa..."
"Lo so ... Ora tieni la mano completamente aperta..."
La donna ubbidisce, ma una folata di vento porta via parte della rimanente.
"Anche così non riesco a tenerla..."
E l'amica, sempre sorridendo:
"Adesso raccogline un altro po', e tienila con la mano aperta a cucchiaio... così… abbastanza chiusa per custodire e abbastanza aperta per la libertà".
La donna riprova, e questa volta la sabbia non sfugge dalla mano, ed è protetta dal vento.
"Ecco come si fa ….”.

(anonimo)

sabato 26 agosto 2006

a celtic world of mine

Sono in partenza, destinazione Brintaal.
Per ritrovare un po' di me, tra le cose che mi piacciono e mi fanno sentire di nuovo presente.
Viva. Per così dire.

DONNE IN RINASCITA

Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.
Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.
Che uno dice: è finita.
No, non è finita mai, per una donna.
Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.
Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti da la morte o la malattia.
Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l'esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola.
Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all'altezza o se ti devi condannare.
Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai.
E sei tu che lo fai durare.
Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l'aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s'infiltri nella tua vita.
Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.
Sei stanca: c'è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.
Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: "Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così".
E il cielo si abbassa di un altro palmo.
Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai abitato Natali e Pasque. In quell'uomo ci hai buttato dentro l'anima; ed è passato tanto tempo, ce ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata.
Comunque sia andata, ora sei qui e so che c'è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.
Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine.
Ed è stata crisi.
E hai pianto.
Dio quanto piangete! Avete una sorgente d'acqua nello stomaco.
Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino.
Così, improvvisamente.
Non potevi trattenerlo.
E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l'aria buia ti asciugasse le guance? E poi hai scavato, hai parlato.
Quanto parlate, ragazze!
Lacrime e parole.
Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore. "Perché faccio così? Com'è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?"
Se lo sono chiesto tutte.
E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli
Un puzzle inestricabile. Ecco, è qui che inizia tutto.
Non lo sapevi? E' da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai.
Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.
Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te.
Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa.
Non puoi più essere quella di prima.
Prima della ruspa.
Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel.
Parte piano, bisogna insistere. Ma quando va, va in corsa.
E' un'avventura, ricostruire se stesse.
La più grande.
Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli.

Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo "sono nuova" con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo.
Perché tutti devono capire e vedere: "Attenti: il cantiere è aperto. Stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse".
Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia.
Per chi la incontra e per se stessa.
È la primavera a novembre. Quando meno te l'aspetti.

(Jack Folla)

domenica 20 agosto 2006

arrivare alla fine



















"I periodi e le stagioni finiscono, le cose cambiano indipendentemente dalla nostra volontà ed entriamo in una voragine che ci pare senza uscita.
Il dramma è che, spesso, ci entriamo prima che le cose siano realmente finite e contribuiamo alla loro morte"

"Tutti di solito sono convinti che le persone si separano perchè una si è stancata dell'altra, per propria volontà o per volontà dell'altra persona.Ma non è così. I periodi finiscono, come finiscono le stagioni.
Semplicemente.
E' una cosa su cui la volontà individuale non ha alcun potere.
Viceversa, si ha la possibilità, fino a quando verrà quel giorno, di godere ogni momento."

("H.H. " - B.Yoshimoto)

domenica 13 agosto 2006

la vie en azur

(E' un dato di fatto: quando sto bene, non "creo".)

Per qualche giorno ho ritrovato la serenità, sepolta da anni di polvere e ruggine, lavate via da sensazioni nuove eppure già note al mio cuore e al mio stomaco, entrambi in subbuglio.

Senso di liberazione, via il peso dall'anima, respiro di nuovo.
E' l'azzurro della vita - e non il rosa, che ho odio da sempre - a entrare di nuovo dentro di me.
E, uscendo, porta via la tristezza, la rabbia, l'amarezza.
Tutte legate insieme come figurine di carta ritagliate da un giornale.

L'azzurro di un lago lontano, remoto, che non ho mai visto, ma dove, forse, sono già stata una volta, tanto tempo fa.

L'azzurro degli occhi di una dolce amica, leggera come nuvole, con riflessi argentati dai raggi della luna.

La musica blu, viola, turchese e smeraldo, a Venezia.
La luce celeste che entra dagli occhi ed esce dal cuore, sfiorandone il rosso della passione e tingendosi debolmente di viola.

Nuvole bluastre, cariche di pioggia, nel temporale di ieri sera.
Il cielo ridipinto a nuovo stamattina, quasi irriverente, a dispetto della notte appena trascorsa.

Macchie di colore staccate da una tavolozza quasi dimenticata.
Il mare dell'infinita nostalgia di un sentimento accarezzato troppo poco per conoscerne abbastanza i confini.

Madame Sérénité s'è fermata poco questa volta.
E' entrata dalla porta, ma è uscita dalla finestra, che lasciata incautamente aperta.
Ispirazione e malinconia, gelose della nuova inquilina, hanno subito preso possesso di quel posto, rimasto vuoto.

L'aria profuma ancora di fresco, di lavanda, di mare.
Madame Sérénité è partita di corsa, senza salutare.
Ma mi ha lasciato una nota, una traccia, in fondo a una pagina.
E' scritta in piccolo, in blu.
"Speranza".

domenica 16 luglio 2006

cerchi nell'acqua














Ogni volta che una sensazione o un ricordo spiacevole mi abbandonano, è sempre a causa di un altro fastidio che prende il posto dei precedenti.
Un'altra sagoma ingombrante ondeggia verso di me.
E' la vita che gocciola, in cerchi infiniti e concentrici, dentro il mio animo acquoso.

luce e acqua















"Al mattino la superficie del fiume splende come se migliaia e migliaia di fogli d'oro stropicciati scorressero sull'acqua.
La luce che scintillava dentro di me era altrettanto radiosa.
E per un momento pensai che forse era quella che gli antichi chiamavano speranza."

("Lucertola", B.Yoshimoto)

venerdì 14 luglio 2006

1946-2006
















Wish You Were Here

So, so you think you can tell

Heaven from Hell, blue skies from pain.
Can you tell a green field from a cold steel rail? A smile from a veil?
Do you think you can tell?
And did they get you trade your heroes for ghosts?

Hot ashes for trees? Hot air for a cool breeze?
Cold comfort for change? And did you exchange
a walk on part in the war for a lead role in a cage?

How I wish, how I wish you were here.

We're just two lost souls swimming in a fish bowl,
year after year,
running over the same old ground. What have we found?
The same old fears,
wish you were here

lunedì 10 luglio 2006

lo scirocco




















Lo scirocco sale dalla spiaggia a curiosare
e nelle strade si sente odor di mare
lungo il molo fa ondeggiare le barche, prende per mano una cima;
poi si dondola e si ninna fino al mare.

Come una carezza si fa sentire, ma, poi, non ti lascia dormire
come un bambino, gioca a nascondersi tra le porte delle case;
e ti cerca
e ti sveglia
e, poi, ti bacia ...
(B.Lauzi)

a proposito di calcio

"Fedele al dettato leopardiano, la domenica sera, nelle nostre case di bambini torinesi/cattolici/borghesi, era un momento di composta tragedia. La vestizione del pigiama, anticipata alle ore del crepuscolo come a voler tagliare di netto qualsiasi discussione sul possibile prolungamento del giorno di festa, immetteva in una specie di liturgia della mestizia nella quale ci si mondava dagli eventuali divertimenti domenicali, ritrovando quella disperazione di fondo senza la quale, era convinzione sabauda, nessuna reale etica del lavoro poteva fiorire, e dunque nessun lunedì mattina era affrontabile. In questa lieta cornice, molti di noi, alle sette di sera, accendevano il televisore, perché c'era la partita. Si noti il singolare. Era effettivamente una partita sola, anzi mezza: ne trasmettevano un tempo, in registrata, prima del telegiornale. Nessuno mai era riuscito a capire con che criterio la scegliessero. Circolava però la voce che la Juve avesse un trattamento di favore. E il Toro, per dire, non c'era quasi mai. Alle volte sceglievano partite finite 0 a 0, e questo ci suggeriva l'idea di un Potere dalle logiche imperscrutabili, e dalla sapienza fuori dalla nostra portata.
Naturalmente la partita era in bianco e nero (alcuni, in un commovente balzo in avanti tecnologico, avevano uno schermo che in basso era verde e in alto, non mi è chiaro perché, viola). Le riprese erano notarili, documentaristiche, sovietiche. Il commento era impersonale e di tipo medico: ma non gli era esente un tratto di follìa che ci avrebbe segnato per sempre. Dato che la partita non era in diretta, il commentatore sapeva benissimo cosa stava succedendo, ma faceva finta di non saperlo. Forse storditi dal crescente odore di minestrina che veniva dalla cucina, noi lo lasciavamo fare, a poco a poco rimuovendo l'assurdità umiliante della situazione. Succedeva allora che d'improvviso, senza nessun avvertimento, arrivato alla fine del tempo e pressato dal telegiornale incombente, il commentatore, senza nemmeno cambiare tono di voce, mandasse in pezzi l'intero nostro sistema mentale, facendo scivolare frasi del tipo: "La partita si è poi conclusa sul 2 a 1, grazie a un goal di Anastasi marcato al 23esimo del secondo tempo". D'improvviso sapeva tutto! E usava il tempo passato per dire il futuro! Era assurdo, e mortificante: ma noi, ogni domenica, tornavamo lì davanti, a farci violentare.
Perché eravamo cervelli semplici. E quello era tutto il calcio che vedevamo in una settimana. Alle volte, alcuni fortunati beccavano qualche partita sulla televisione svizzera. Si favoleggiava di Capodistria, ma non c'era niente di sicuro. E allo stadio si andava, certo, ma quante volte? Era un mondo frugale, quanto a emozioni ed esperienze. L'animale calcio ci sembrava splendido, e forse lo era davvero. Certo però che lo si vedeva poco: e quasi sempre fermo, lontano, su una collina, bello di una bellezza quasi sacerdotale. Era il calcio con cui siamo cresciuti. Crescevamo lenti, allora."

(A.Baricco "I nuovi barbari")

Ho voluto trascrivere queste parole proprio all'indomani della vittoria italiana - di cui non m'importa granchè in quanto non seguo il calcio, neanche quando si tratta di mondiali - perchè, mentre le leggevo, sono tornata indietro nel tempo, a dispetto del fatto che tra me e l'Autore ci siano dieci anni di differenza.

Sensazione mista di malinconia e stanchezza, compagne inseparabili nelle mie domeniche da bambina.
E nella luce del giorno morente, il riflesso un po' bluastro della televisione in bianco e nero, accesa in cucina, perchè allora c'era un solo televisore in famiglia.
Un nastro odoroso di brodo e pastina si srotolava per tutta la casa, mentre mia madre - sempre
lei - strigliava me e mio fratello nel bagno, dal quale non smetteva di impartire disposizioni ad alta voce - in effetti, urlava - a mio padre, intento a preparare la cena e a seguire, per quanto possibile, la partita in televisione.
Poi, esausti e affamati, siedevamo a tavola, le guance rosse per la reazione all'acqua calda e al piacevole vapore saporito che saliva dai piatti.
Momenti consueti e irripetibili al tempo stesso, dove la fine era, in realtà, l'inizio.
Il calore del cibo e dei morbidi pigiami ci guidavano, nell'abbraccio rassicurante e profumato delle lenzuola pulite e fresche, verso i nostri sogni di bambini di un tempo che fu.

lunedì 3 luglio 2006

alla ricerca della felicità ... perduta?


"La felicità? Arriva all’improvviso, indipendentemente dalla situazione e le circostanze del momento, tanto da sembrare spietata. In qualsiasi condizione, e con chiunque ti trovi. Non puoi prevederla in alcun modo. È impossibile crearsi la felicità da soli, secondo i propri desideri. Può arrivare un attimo dopo, oppure non arrivare, per quanto uno possa aspettare. È imprevedibile come lo sono le onde e il tempo."

domenica 18 giugno 2006

vecchie voci e nuovi amici

Ieri un mio caro amico ha compiuto gli anni.
Da quando ho cambiato città - e sono più di sedici anni - non sono mai mancate le mie puntuali manifestazioni di auguri - e non solo per il compleanno.
Prima di allora non ci siamo mai frequentati assiduamente da veri amici, ma l'occasione di sentirci con regolarità ogni anno ha compensato tale anomalia relazionale con una frequenza comunicativa più che soddisfacente.

Parlando con lui al telefono mi sono accorta, guardandomi da fuori, come in una sorta di film sulla mia vita - con l'immancabile voce fuori campo - che erano passati quasi vent'anni dall'ultima volta che c'eravamo visti.
Così.
Di colpo.
Come un'ondata di secondi, minuti, ore, giorni, mesi.
Tutta insieme.
Una secchiata di tempo.
E niente con cui asciugarmi, con cui riprendermi dallo shock dell'inevitabile avanzamento cronologico.

"Le estati volano, gli inverni camminano" diceva una vignetta di Snoopy.
A quanto pare, le mie hanno corso di nascosto.

mercoledì 14 giugno 2006

happiness

La felicità, ovunque essa abiti, non si può comprare.
Non costa nulla, ma nessuno te la può vendere.

Però, forse, te la puoi regalare.

giovedì 18 maggio 2006

cronaca di una paranoia annunciata

Mia madre, a dispetto della metà siciliana del suo patrimonio genetico, mi ha sempre fatto la pizza, ovviamente in scatola, con lo stracchino.
Per uno strano ed incomprensibile motivo, infatti, guardava la mozzarella con sospetto e la considerava un nemico pericolosissimo.
Fino a quando scoprì che, grazie alla raccolta punti, si potevano avere dozzine di ciotole e svariati contenitori in plastica; fu allora che trasformò la casa in un museo del latticino.
Mia madre, in mancanza di adeguato bagnoschiuma, una volta lavò me e mio fratello con il detersivo per lana e delicati. [1]
Giorni fa, quando ho visto la pubblicità in cui una scriteriata vestita fa il bagno in acqua e detersivo, ho provato una strana sensazione ghiacciata lungo la schiena.












E sempre mia madre, dopo che feci una bolla col bigbabol [2] spiaccicatosi su gran parte della mia faccia, non trovò miglior rimedio che quello di rimuovere l'eccesso di gomma da masticare, adoperando la trielina come se io fossi un abito da smacchiare.
E quando oggi glielo faccio notare, la sua riposta è "beh, non siete mica morti!"

E poi ditemi che sono
paranoica ....

[1] sorvolo sul nome, perchè farei pubblicità occulta
[2] spero che questa non sia fonte di grane con l'authority ;-)

mercoledì 10 maggio 2006

aqua vitae

Siamo come piccole pozzanghere che durano giusto il tempo di un acquazzone.











Ma abbiamo la facoltà di riflettere e trattenere in noi uno splendido arcobaleno.

mercoledì 22 febbraio 2006

il caffè delle quattro (II parte)


Ho sempre desiderato fare qualcosa di interessante nella vita: qualcosa che lasciasse il segno, insomma.Alla tenera età di 36 anni, quasi che diventare maggiorenni per la seconda volta avesse dato una svolta significativa alla ricerca del senso dell'esistenza, avevo capito questa semplice ma determinante verità: avevo sempre ammirato le cosiddette persone “speciali”, specialmente se la mia ammirazione per loro era stata la conseguenza di vite vissute, se non drammaticamente, almeno fuori dagli schemi consueti.
E a loro volevo, a tutti costi, somigliare il più possibile, cercando di trarre ispirazione dalle loro esperienze per farle diventare, in qualche modo, le mie.

Era uno di quei momenti in cui mi sembrava di far parte di una sequenza di un film: tutto era pronto per girare, c’era la musica giusta, la luce appropriata, perfino gli odori sembravano creare una cornice perfetta, degna del migliore scenografo del mondo.Di solito, in quei momenti, mi sembrava di vedere il mondo al rallentatore, tutto andava alla velocità del mio ritmo vitale, in quel preciso istante potevo sentire il battito del mio cuore scandire come un metronomo la musica suonata dal resto del mondo intorno a me.Col tempo avrei imparato a raccogliere il più possibile le sensazioni e le immagini di quegli istanti speciali, una sorta di “attimi fuggenti” che, però, a dispetto della loro fugacità, suscitavano reazioni profonde e indimenticabili, inversamente proporzionali, per così dire, alla loro durata.

domenica 12 febbraio 2006

5 mesi di fusa e profumo di limoni

L'8 febbraio scorso Emily ha compiuto 5 mesi, l'unica cosa di cui riesco a tenere il conto, ormai!Forse perchè è meglio pensare al tempo che passa per lei e non a quello che passa per me ... :-(

In qualche modo, rieccomi qua, stanca e stufa come sempre, ma con una sottile vena ispiratrice dal profumo agrumato.










Complice un inverno troppo lungo, anche per me, l'insofferenza per il gelo e il buio.
L'inverno sembra non finire mai: è ghiaccio fuori, è gelo dentro.
Di me.


















(foto by fotofobia)
Fermo, statico, incolore: tutto congelato in attesa di una ripresa.
Di ricominciare, forse, ma, da dove, ancora, non lo so.
Sono stanca, ho bisogno di ancora un po' di tempo.
Basta correre, non ce la faccio.Ho deciso di fermarmi, di riposare, di mettere in letargo i miei desideri: almeno, staranno al caldo.

Complice la lettura di "Caffè Babilonia", che consiglio, per quel che vale farlo da un blog con zero lettori, a chi ha voglia di affondare in fantasie aromatiche e rigeneranti, tra il gusto amaro della tragedia umana e i colori vivi delle spezie inebrianti.

E complice la nostalgia del mare, il mio.













Delle onde che schiumano contro scogli scoscesi ed aguzzi, con una melodia di sale ma che è dolce suono per chi vi è nato accanto.




















Del profumo del basilico.














Nei miei sogni ad occhi aperti bevo una tazza di caffè vero - che non sa di plastica come quello della macchinetta automatica in ufficio - in un piccolo bar in riva al mare: coi tavolini e le tovaglie, stropicciate da un vento dispettoso che porta tracce di mediterraneo, profumi di sabbie lontane e suoni di magie odorose, rapite al volo ma incatenate a un ricordo.


















L'inverno è ancora lungo; ma ho una splendida coperta, tessuta di fili verdi come foglie aromatiche e intensi come agrumi luminosi di sole, che mi riparerà dal freddo.



















Fino alla prossima primavera.

lunedì 16 gennaio 2006

collera celeste
















A proposito di "furia stellare", in questi giorni mi è tornato in mente questo brano, tratto da "Tsugumi" di Banana Yoshimoto.

Collera
Quando si arrabbiava sul serio, Tsugumi si faceva di ghiaccio.
Le succedeva solo nei momenti in cui andava davvero su tutte le furie. Non nei quotidiani attacchi d'ira, quelli in cui andava in giro sbraitando a destra e a sinistra, ma quando fissava qualcosa dal profondo del cuore con lo sguardo pieno d'odio, tanto da trasformarsi in un'altra persona. Ogni volta che vedevo il suo corpo interamente colorato dai pallidi raggi della collera, dimenticavo tutto il resto e ricordavo questa frase: "Le stelle ad alta temperatura emettono raggi azzurrognoli, non rossi".
Prima di quel giorno, nemmeno io, che le vivevo assieme, l'avevo mai vista così arrabbiata.

mercoledì 11 gennaio 2006

furia stellare

Ci sono giorni in cui perfino prendere a calci l'universo non basterebbe a sfogare la rabbia che ho dentro...
















E alla fine, cercare l'ultima stella rimasta a trafiggere il buio, aspettando che mi passi ...