L'ultima volta che ho scritto qui era il giorno dopo il crollo del Ponte Morandi, 15 agosto 2018.
CINQUE anni. E come sono passati male, tra l'altro.
Oltreutto, scrivere nei blog è un po' passato di moda, da quando esistono i social. Anche se io, in effetti, scrivo pochissimo di me anche nei social, giacché li uso prevalentemente per condivisioni di appelli e per far conoscere situazioni che necessitano aiuti, prevalentemente riguardanti animali e, ancora più specificamente, gatti randagi. A volte, ovviamente, ci sono eccezioni che, però, appunto, confermano la "regola".
Ammetto che mi manca molto scrivere, come mi mancano tante, troppe altre cose a cui ho rinunciato o a cui ho DOVUTO rinunciare, per dare spazio ed energie (sempre pochissime) ad altre cose molto meno soddisfacenti e indubbiamente più pesanti. E poiché è indubbio che, in tutti questi anni di assenza dal blog (e dallo scrivere in generale), io abbia perso quel poco di dimestichezza che avevo acquisito nel tempo, non riesco più a mettere in parole qualcosa che "suoni" minimamente interessante o, addirittura, bello da leggere. Mi permetto, quindi, di riportare parole non mie che, in questi ultimi anni di ULTERIORE appesantimento (fisico e mentale, ahimè), mi sono piaciute molto: perché anche se esprimono il dolore dell'incomprensione, lo fanno con una chiarezza luminosa che non ammette quasi repliche, ma solo rispetto.
"Non riempitevi la bocca di giudizi o soluzioni per malesseri che non
avete mai provato.
Di vuoti “ti capisco” quando no, non potete capire se
non l’avete sentito nella carne.
State ad ascoltare, questo basta, questo è tutto. Senza voler dare consigli privi di radici.
E
soprattutto: non sminuite o mortificate mai, riferendovi a dolori più
grandi; ché dall’altra parte c’è chi sta male davvero e magari si
giudica spietatamente a sufficienza, senza che rincariate la dose.
Non dovete essere preparati, ma potete essere umani.
E
se non potete essere umani e semplicemente abbracciare e rispettare un
dolore che non avete mai portato: rimanete in religioso silenzio e
allenate il vostro cuore alla comprensione.
Nessuna scialuppa di “c’è chi sta peggio” ha mai portato in salvo qualcuno."
(Gloria Momoli) Sito dell'autrice