Tanto per non smentirsi mai, ecco qui gli aggiornamenti odierni.
Amari, ovviamente.
mercoledì 30 dicembre 2009
martedì 29 dicembre 2009
lunedì 28 dicembre 2009
un appelllo importantissimo
A causa dei BOTTI di CAPODANNO MOLTI CANI e GATTI scappano dai giardini, si gettano dai balconi, rimangono impiccati con i collari ai cancelli o vengono investiti.
Ogni anno è una STRAGE DI INNOCENTI!!!
TENETELI IN CASA AL SICURO, SE LI AMATE PROTEGGETELI!!
Ogni anno è una STRAGE DI INNOCENTI!!!
TENETELI IN CASA AL SICURO, SE LI AMATE PROTEGGETELI!!
PASSATE PAROLA A TUTTE LE PERSONE CHE HANNO CANI o GATTI
GRAZIE
Chi ama la natura e gli animali preferisce il botto dello spumante
domenica 27 dicembre 2009
sabato 26 dicembre 2009
lunedì 21 dicembre 2009
promemoria ornitofilo
Il freddo e il gelo fanno male a tutti, anche ai poveri uccellini che, nel giro di poche ore si sono ritrovati senza cibo.
Approfitto per ricordare, a chi ne avesse voglia e tempo, questa "ricetta",
pubblicata un anno fa, ma sempre (purtroppo) attuale e perfino in anticipo rispetto alle "medie stagionali".
Grazie.
Approfitto per ricordare, a chi ne avesse voglia e tempo, questa "ricetta",
pubblicata un anno fa, ma sempre (purtroppo) attuale e perfino in anticipo rispetto alle "medie stagionali".
Grazie.
sabato 19 dicembre 2009
neve?
No.
Merda.
E vista l'abbondanza, chissà almeno che porti bene...
n.b.le "velature" verdi che si vedono in foto sono le griglie della rete "antigatto" installata la scorsa primavera per scongiurare pericolosi salti di Priscilla al piano di sotto...
Merda.
E vista l'abbondanza, chissà almeno che porti bene...
n.b.le "velature" verdi che si vedono in foto sono le griglie della rete "antigatto" installata la scorsa primavera per scongiurare pericolosi salti di Priscilla al piano di sotto...
mercoledì 9 dicembre 2009
sesso forte? ma mi faccia il piacere!
Antefatto:
Lunedì 7 dicembre, mattina: dopo dieci giorni di cassaintegrazione, da orribilandia nessuno s'è fatto vivo.
E siccome undici anni in mezzo a certa gente forgiano al pari d'un percorso di guerra -per cui impari ad aspettarti nemici nascosti ovunque- decido di inviare un sms ai colleghi più prossimi, chiedendo se ci siano novità.
Due colleghe su tre mi rispondono che, a parte una (prevedibilmente) pessima atmosfera, non c'è nulla di nuovo. Ma loro lavorano part time e non sanno ancora cosa sia successo.
Il terzo, solo perché si tratta di personaggio scrupoloso ed amico, mi invita a bere un caffè a casa sua.
Intuisco che sia per prepararmi ad una brutta notizia.
E infatti mi rivela che la sospensione lavorativa, per me ed altre 24 persone, è stata prolungata fino al 23 dicembre.
Cioè fino all'anno prossimo, giacché dal 24 dicembre 2009 al (presumo) 7 gennaio 2010 sarà effettuata la chiusura natalizia.
E come è avvenuta tale comunicazione?
Con un offensivo avviso posto in bacheca.
Così, senza rispetto alcuno per i lavoratori, né per la loro dignità, nè per la loro privacy.
Come i quadri a fine anno. Per dire a tutti che sei stato bocciato.
Ma la cosa più grave è che, senza il mio sesto senso di strega, non mi sarebbe venuto in mente di informarmi PRIMA del mio presunto rientro.
Così ieri mi sarei inutilmente alzata alle 6, salita in auto e consumato preziosissima benzina per arrivare in quello schifoso ufficio e sentirmi ridere in faccia che dovevo tornare a casa.
Assurdo. Anzi, offensivo. Anzi, schifoso.
Il rispetto è sacro, dovuto a tutti.
Ma chissà dove sono cresciuti questi gran signori per comportarsi così egregiamente nei confronti dei dipendenti, ignorando le più elementari regole di buon senso ed educazione.
E stendo un velo pietoso, l'ennesimo, forse l'ultimo, su chi, a torto, ha carica di "responsabile" dell'ufficio in cui ho lavorato: quando gli ho inviato un provocatorio sms di richiesta novità, mi ha solo detto che restavo a casa fino al 23.12 insieme ad altre 24 persone; e quando gli ho fatto presente che il modo in cui ciò era avvenuto denotava gravissima mancanza di rispetto nei confronti dei lavoratori, mi ha laconicamente risposto che credeva mi "avessero già avvisato".
Il resto si commenta da sè.
Lunedì 7 dicembre, pomeriggio: anche a causa dell'ennesima bastonata, comincio a sentirmi poco bene. Un po' di mal di gola e verso sera, 37,5°C di febbre.
Che, su di me, ha lo stesso effetto di 40°C su un essere umano "normale".
Dopo aver dato cena ai quattro felini (compreso Cheope), mi metto a letto e, nella marea di pensieri rabbiosi ed amari in cui mi trovo, come sempre, a navigare, emerge quello più inquietante: domani, 8 dicembre, DEVO star bene per andare dai mici alla colonia, giacché la figlia di T. si sposa e, quindi, sono io l'unica "di turno".
Passo una notte abbastanza insonne, comunque poco differente dalle precedenti, tranne per la copiosa sudorazione dovuta all'antipiretico.
Fuori piove abbondantemente: ogni goccia una maledizione, ringhiata dal mio corpo, rovente di impotenza.
Passato prossimo:
Martedì 8 dicembre, mattina: mi sveglio piuttosto ammaccata ed intontita, ma decisa a portare avanti il mio impegno.
Per cui, esaurite le incombenze feline casalinghe, compreso il buon Cheope che è ospite in garage, al riparo da freddo e pioggia, mi faccio coraggio ed esco, non appena la pioggia regala un po' di tregua, accompagnata dal comproprietario per scongiurare eventuali miei mancamenti.
Alla colonia vedo solo pochi mici, ma l'importante è che ci sia Briciolo, cui devo somministrare un antibiotico. Riempio la mangiatoia di cibo, sistemo tutto alla meglio e, sempre assistita dal comproprietario, torno a casa con almeno la soddisfazione di aver fatto più del possibile, nonostante le pessime condizioni generali.
Martedì 8 dicembre, pomeriggio: un ulteriore controllo dopo pranzo, per vedere se arrivano altri gatti. Ma nessun altro di loro si fa vedere, a parte Briciolo, e così torno a casa, finalmente in pace con me stessa ed il mio diritto al riposo.
Mi infilo tra le coperte e ci resto fino a sera.
Verso le 17 riprende a piovere: spero e prego che, avendo lasciato loro molto cibo di cui approfittare nelle ore asciutte, i mici siano già al riparo, sazi e pronti al riposo notturno.
Ore 20, dopo aver sistemato i quattro gatti "indoor", mi costringo a cenare, anche perché la debolezza si fa sentire, e torno a letto.
Più tardi T. mi avvisa via sms d'essere riuscita a passare mentre non pioveva e di aver visto quasi tutti i gatti, mi augura di stare meglio e di guarire presto.
La leggerò solo l'indomani mattina: sono solo le ventidue, ma io sono già crollata e dormo pesantemente.
Presente:
Mercoledì 9 dicembre, mattina: mi sento peggio di ieri.
E per fortuna non devo andare a lavorare.
La testa mi scoppia, vedo saette nel campo visivo. Devo assolutamente riposare.
Scrivo a T. che oggi dovrà fare a meno di me, so già che se la caverà benissimo da sola.
E quel pensiero mi conforta, mi autorizza a dedicarmi tempo per riposare e guarire.
Comunque mi alzo, sistemo le micie e scendo a trovare Cheope, che, oltre a coccole e cibo, necessita di compagnia: e me lo fa capire, rovesciando ogni volta qualcosa tra gli oggetti sugli scaffali, non sistemati, evidentemente, a prova di gatto.
Mentre lo coccolo (come mi gira la testa!), lo guardo negli occhi e gli spiego che oggi sto male e che posso restare poco con lui. Sono certa che lui capisce e accetta la situazione.
Torno a letto e ci resto fino a pranzo.
Mercoledì 9 dicembre, pomeriggio: approfitto del tempo libero per rivedere un gran film. THE MATRIX.
Il tempo trascorre nella durata del dvd e tra le fusa di Emily, appostata strategicamente sulle gambe, avvolta da un plaid in pile.
Priscilla preferisce la sua cuccia, nella copertina sull'altro pezzo di divano.
Chloe ronfa beata su quello nella cameretta, conquistato di nascosto dalle altre due.
Finito il film, mi sembra di stare un po' meglio: allora avvio l'aspirapolvere, cercando di dare un aspetto accettabile alla casa.
Si, perché come ogni donna, moderna o d'altri tempi, sposata o convivente che sia, sa bene, quando una di noi si ferma, si ferma tutto il mondo: mucchi di piatti sporchi, di roba da lavare, di polvere negli angoli e di briciole sulla tovaglia.
E, per chi li ha, le cassettine dei gatti da pulire.
Ma pago ben presto quest'eccesso di eroismo domestico: la testa si fa pesante, comincio a sudare e mi sento debole.
Spengo in tempo l'aspirapolvere prima di svenire e riprendo fiato, sedendomi sul divano.
Tornata a livelli vitali pressocché normali, scendo in garage per sfamare Cheope.
Anche per me è quasi ora di cena.
Per fortuna stasera c'è pizza.
E i piatti, quelli rimasti, li laverò domani.
Per oggi ho fatto abbastanza.
Sicuramente molto più d'un appartentente al sesso forte.
Si, insomma, un uomo.
Che, al mio posto, sarebbe ancora a letto, da lunedì sera.
A lamentarsi e chiedere qualunque cosa: un po' d'acqua, un fazzoletto, qualcosa contro la nausea...
Sesso forte? Ma mi faccia il piacere!
Appunto...
Lunedì 7 dicembre, mattina: dopo dieci giorni di cassaintegrazione, da orribilandia nessuno s'è fatto vivo.
E siccome undici anni in mezzo a certa gente forgiano al pari d'un percorso di guerra -per cui impari ad aspettarti nemici nascosti ovunque- decido di inviare un sms ai colleghi più prossimi, chiedendo se ci siano novità.
Due colleghe su tre mi rispondono che, a parte una (prevedibilmente) pessima atmosfera, non c'è nulla di nuovo. Ma loro lavorano part time e non sanno ancora cosa sia successo.
Il terzo, solo perché si tratta di personaggio scrupoloso ed amico, mi invita a bere un caffè a casa sua.
Intuisco che sia per prepararmi ad una brutta notizia.
E infatti mi rivela che la sospensione lavorativa, per me ed altre 24 persone, è stata prolungata fino al 23 dicembre.
Cioè fino all'anno prossimo, giacché dal 24 dicembre 2009 al (presumo) 7 gennaio 2010 sarà effettuata la chiusura natalizia.
E come è avvenuta tale comunicazione?
Con un offensivo avviso posto in bacheca.
Così, senza rispetto alcuno per i lavoratori, né per la loro dignità, nè per la loro privacy.
Come i quadri a fine anno. Per dire a tutti che sei stato bocciato.
Ma la cosa più grave è che, senza il mio sesto senso di strega, non mi sarebbe venuto in mente di informarmi PRIMA del mio presunto rientro.
Così ieri mi sarei inutilmente alzata alle 6, salita in auto e consumato preziosissima benzina per arrivare in quello schifoso ufficio e sentirmi ridere in faccia che dovevo tornare a casa.
Assurdo. Anzi, offensivo. Anzi, schifoso.
Il rispetto è sacro, dovuto a tutti.
Ma chissà dove sono cresciuti questi gran signori per comportarsi così egregiamente nei confronti dei dipendenti, ignorando le più elementari regole di buon senso ed educazione.
E stendo un velo pietoso, l'ennesimo, forse l'ultimo, su chi, a torto, ha carica di "responsabile" dell'ufficio in cui ho lavorato: quando gli ho inviato un provocatorio sms di richiesta novità, mi ha solo detto che restavo a casa fino al 23.12 insieme ad altre 24 persone; e quando gli ho fatto presente che il modo in cui ciò era avvenuto denotava gravissima mancanza di rispetto nei confronti dei lavoratori, mi ha laconicamente risposto che credeva mi "avessero già avvisato".
Il resto si commenta da sè.
Lunedì 7 dicembre, pomeriggio: anche a causa dell'ennesima bastonata, comincio a sentirmi poco bene. Un po' di mal di gola e verso sera, 37,5°C di febbre.
Che, su di me, ha lo stesso effetto di 40°C su un essere umano "normale".
Dopo aver dato cena ai quattro felini (compreso Cheope), mi metto a letto e, nella marea di pensieri rabbiosi ed amari in cui mi trovo, come sempre, a navigare, emerge quello più inquietante: domani, 8 dicembre, DEVO star bene per andare dai mici alla colonia, giacché la figlia di T. si sposa e, quindi, sono io l'unica "di turno".
Passo una notte abbastanza insonne, comunque poco differente dalle precedenti, tranne per la copiosa sudorazione dovuta all'antipiretico.
Fuori piove abbondantemente: ogni goccia una maledizione, ringhiata dal mio corpo, rovente di impotenza.
Passato prossimo:
Martedì 8 dicembre, mattina: mi sveglio piuttosto ammaccata ed intontita, ma decisa a portare avanti il mio impegno.
Per cui, esaurite le incombenze feline casalinghe, compreso il buon Cheope che è ospite in garage, al riparo da freddo e pioggia, mi faccio coraggio ed esco, non appena la pioggia regala un po' di tregua, accompagnata dal comproprietario per scongiurare eventuali miei mancamenti.
Alla colonia vedo solo pochi mici, ma l'importante è che ci sia Briciolo, cui devo somministrare un antibiotico. Riempio la mangiatoia di cibo, sistemo tutto alla meglio e, sempre assistita dal comproprietario, torno a casa con almeno la soddisfazione di aver fatto più del possibile, nonostante le pessime condizioni generali.
Martedì 8 dicembre, pomeriggio: un ulteriore controllo dopo pranzo, per vedere se arrivano altri gatti. Ma nessun altro di loro si fa vedere, a parte Briciolo, e così torno a casa, finalmente in pace con me stessa ed il mio diritto al riposo.
Mi infilo tra le coperte e ci resto fino a sera.
Verso le 17 riprende a piovere: spero e prego che, avendo lasciato loro molto cibo di cui approfittare nelle ore asciutte, i mici siano già al riparo, sazi e pronti al riposo notturno.
Ore 20, dopo aver sistemato i quattro gatti "indoor", mi costringo a cenare, anche perché la debolezza si fa sentire, e torno a letto.
Più tardi T. mi avvisa via sms d'essere riuscita a passare mentre non pioveva e di aver visto quasi tutti i gatti, mi augura di stare meglio e di guarire presto.
La leggerò solo l'indomani mattina: sono solo le ventidue, ma io sono già crollata e dormo pesantemente.
Presente:
Mercoledì 9 dicembre, mattina: mi sento peggio di ieri.
E per fortuna non devo andare a lavorare.
La testa mi scoppia, vedo saette nel campo visivo. Devo assolutamente riposare.
Scrivo a T. che oggi dovrà fare a meno di me, so già che se la caverà benissimo da sola.
E quel pensiero mi conforta, mi autorizza a dedicarmi tempo per riposare e guarire.
Comunque mi alzo, sistemo le micie e scendo a trovare Cheope, che, oltre a coccole e cibo, necessita di compagnia: e me lo fa capire, rovesciando ogni volta qualcosa tra gli oggetti sugli scaffali, non sistemati, evidentemente, a prova di gatto.
Mentre lo coccolo (come mi gira la testa!), lo guardo negli occhi e gli spiego che oggi sto male e che posso restare poco con lui. Sono certa che lui capisce e accetta la situazione.
Torno a letto e ci resto fino a pranzo.
Mercoledì 9 dicembre, pomeriggio: approfitto del tempo libero per rivedere un gran film. THE MATRIX.
Il tempo trascorre nella durata del dvd e tra le fusa di Emily, appostata strategicamente sulle gambe, avvolta da un plaid in pile.
Priscilla preferisce la sua cuccia, nella copertina sull'altro pezzo di divano.
Chloe ronfa beata su quello nella cameretta, conquistato di nascosto dalle altre due.
Finito il film, mi sembra di stare un po' meglio: allora avvio l'aspirapolvere, cercando di dare un aspetto accettabile alla casa.
Si, perché come ogni donna, moderna o d'altri tempi, sposata o convivente che sia, sa bene, quando una di noi si ferma, si ferma tutto il mondo: mucchi di piatti sporchi, di roba da lavare, di polvere negli angoli e di briciole sulla tovaglia.
E, per chi li ha, le cassettine dei gatti da pulire.
Ma pago ben presto quest'eccesso di eroismo domestico: la testa si fa pesante, comincio a sudare e mi sento debole.
Spengo in tempo l'aspirapolvere prima di svenire e riprendo fiato, sedendomi sul divano.
Tornata a livelli vitali pressocché normali, scendo in garage per sfamare Cheope.
Anche per me è quasi ora di cena.
Per fortuna stasera c'è pizza.
E i piatti, quelli rimasti, li laverò domani.
Per oggi ho fatto abbastanza.
Sicuramente molto più d'un appartentente al sesso forte.
Si, insomma, un uomo.
Che, al mio posto, sarebbe ancora a letto, da lunedì sera.
A lamentarsi e chiedere qualunque cosa: un po' d'acqua, un fazzoletto, qualcosa contro la nausea...
Sesso forte? Ma mi faccia il piacere!
Appunto...
domenica 6 dicembre 2009
a proposito del post precedente: CSI
Ovvero: Che Si Inventerebbero queste donne, pur di risparmiare tempo?
Come tutte le donne "moderne" che non vogliono rinunciare alle poche (POCHISSIME) cose belle rimaste nella loro frenetica vita, spesso cerco di ottimizzare al massimo il tempo che ho a disposizione, conciliando doveri e, per così dire, piaceri.
Ed è così che per sfruttare il tempo dedicato ai lavori domestici, applicando contemporaneamente un trattamento idratante alle mani (forse l'unica parte del corpo che dia risultati proporzionali alla costanza con cui le curo), dopo aver spalmato crema e/o altro prodotto curativo, indosso un paio di guanti di lattice; il che mi fa sembrare uno degli investigatori di C.S.I.
Solo che, nel mio caso, la sigla non significa "Crime Scene Investigation", ma la dice lunga sul mio stato mentale.
E cioè, Che Sono Irrecuperabile.
sabato 5 dicembre 2009
durerà più la destra o la sinistra?
Non ho mai voluto parlare di politica in questo blog.
Perché, a voler essere onesta, non ci capisco poi granché; e soprattutto perché temo che in questo paese sia davvero difficile avere una propria opinione, personale e approfondita.
Ma anche perché qui preferisco parlare di cose interessanti, di cose che mi appartengano, per quanto possano essere insolite e discutibili.
Infatti.
Questo è un post di economia domestica.
O, per usare un termine meno anacronistico, di sopravvivenza.
Ed ha a che fare con un problema quotidiano.
Loro, meravigliosi aiutanti che permettono di usare qualunque detergente senza rovinarsi, inutilmente, la pelle delle mani.
Loro, fantastica barriera contro ogni schifezza immaginabile, provvidenziali quando devo rovistare nella spazzatura in stile CSI o quando mi trovo a maneggiare cose per me intoccabili, come le cimici, consueta rottura di palle ad ogni autunno che torna.
Unica nota stonata: quando se ne buca uno. Di solito il destro.
E allora tocca spaiare il paio.
Con il risultato di trovarsi con dieci guanti sinistri che giacciono tristi e "scoppiati", per sempre, sotto il lavello della cucina.
Senza neanche il conforto d'un gruppo di sostegno o di poter scrivere alla De Filippi per ritrovare il guanto perduto.
Inutile il tentativo di rivoltarne uno e farlo diventare destro; lui è nato sinistro, quello è il suo destino.
Per non parlare del fatto che la (mia) pelle prova immenso fastidio stando a contatto dentro con ciò che è concepito per stare fuori.
In un momento di sconforto, cercando di economizzare ed esorcizzando lo spreco, ho addirittura indossato un guanto di cotone sulla mano destra e poi il suddetto guanto di gomma, rivoltato.
Un'esperienza frustrante.
Da cui ho tratto però una lezione: inutile cercare di cambiare il senso delle cose.
Chè, quando ne hanno uno ben preciso, inequivocabile e prestabilito, è già una gran fortuna.
Meglio lasciare tutto com'è.
Si tratta solo di saper aspettare il prossimo buco.
Perché, a voler essere onesta, non ci capisco poi granché; e soprattutto perché temo che in questo paese sia davvero difficile avere una propria opinione, personale e approfondita.
Ma anche perché qui preferisco parlare di cose interessanti, di cose che mi appartengano, per quanto possano essere insolite e discutibili.
Infatti.
Questo è un post di economia domestica.
O, per usare un termine meno anacronistico, di sopravvivenza.
Ed ha a che fare con un problema quotidiano.
I guanti in gomma.
Loro, meravigliosi aiutanti che permettono di usare qualunque detergente senza rovinarsi, inutilmente, la pelle delle mani.
Loro, fantastica barriera contro ogni schifezza immaginabile, provvidenziali quando devo rovistare nella spazzatura in stile CSI o quando mi trovo a maneggiare cose per me intoccabili, come le cimici, consueta rottura di palle ad ogni autunno che torna.
Unica nota stonata: quando se ne buca uno. Di solito il destro.
E allora tocca spaiare il paio.
Con il risultato di trovarsi con dieci guanti sinistri che giacciono tristi e "scoppiati", per sempre, sotto il lavello della cucina.
Senza neanche il conforto d'un gruppo di sostegno o di poter scrivere alla De Filippi per ritrovare il guanto perduto.
Inutile il tentativo di rivoltarne uno e farlo diventare destro; lui è nato sinistro, quello è il suo destino.
Per non parlare del fatto che la (mia) pelle prova immenso fastidio stando a contatto dentro con ciò che è concepito per stare fuori.
In un momento di sconforto, cercando di economizzare ed esorcizzando lo spreco, ho addirittura indossato un guanto di cotone sulla mano destra e poi il suddetto guanto di gomma, rivoltato.
Un'esperienza frustrante.
Da cui ho tratto però una lezione: inutile cercare di cambiare il senso delle cose.
Chè, quando ne hanno uno ben preciso, inequivocabile e prestabilito, è già una gran fortuna.
Meglio lasciare tutto com'è.
Si tratta solo di saper aspettare il prossimo buco.
venerdì 4 dicembre 2009
giovedì 3 dicembre 2009
mercoledì 2 dicembre 2009
costanti e variabili
Amo i gatti.
Sempre di più.
Di più, nel senso dell'amore che cresce nei loro confronti.
Di più, nel senso che loro aumentano, numericamente parlando.
Amo la bellezza.
Le cose delicate e semplici, quelle che il mondo becero, volgare, invaso da grandifratelli e grandissimi imbecilli non sa vedere, né comprendere, né apprezzare.
Amo l'originalità, il coraggio di chi va controcorrente, di chi sfida perbenismo e comodità, di chi si alza un'ora prima per assaporare la colazione, prima di farsi inghiottire dal "logorìo della vita moderna".
Amo cercare il senso nelle cose, lo spirito di conoscenza e la sana curiosità.
Amo imparare da chiunque, ogni giorno, qualcosa.
Venerdì scorso era previsto un giorno di cassaintegrazione, l'ultimo per il mese in corso. Invece alle 17,15 di giovedì sera, a tre quarti d'ora dall'uscita da orribilandia, mi viene consegnata una raccomandata a mano in cui mi si comunica che sarò a casa fino al 4 dicembre compreso. Il che, come qualunque essere vivente dotato di neuroni funzionanti può intuire, significa che rientrerò, SE rientrerò, non prima del 9 dicembre. A questo punto, visto che non sono indispensabile, potranno fare a meno di me anche nel "ponte" dell'8 dicembre.
Il mondo è bello perché è vario. Dicono.
Ma di certe variabili, sinceramente, farei volentieri a meno.
Ad maiora...
Sempre di più.
Di più, nel senso dell'amore che cresce nei loro confronti.
Di più, nel senso che loro aumentano, numericamente parlando.
Amo la bellezza.
Le cose delicate e semplici, quelle che il mondo becero, volgare, invaso da grandifratelli e grandissimi imbecilli non sa vedere, né comprendere, né apprezzare.
Amo l'originalità, il coraggio di chi va controcorrente, di chi sfida perbenismo e comodità, di chi si alza un'ora prima per assaporare la colazione, prima di farsi inghiottire dal "logorìo della vita moderna".
Amo cercare il senso nelle cose, lo spirito di conoscenza e la sana curiosità.
Amo imparare da chiunque, ogni giorno, qualcosa.
Venerdì scorso era previsto un giorno di cassaintegrazione, l'ultimo per il mese in corso. Invece alle 17,15 di giovedì sera, a tre quarti d'ora dall'uscita da orribilandia, mi viene consegnata una raccomandata a mano in cui mi si comunica che sarò a casa fino al 4 dicembre compreso. Il che, come qualunque essere vivente dotato di neuroni funzionanti può intuire, significa che rientrerò, SE rientrerò, non prima del 9 dicembre. A questo punto, visto che non sono indispensabile, potranno fare a meno di me anche nel "ponte" dell'8 dicembre.
Il mondo è bello perché è vario. Dicono.
Ma di certe variabili, sinceramente, farei volentieri a meno.
Ad maiora...
venerdì 27 novembre 2009
eccomi qua
Volevo scrivere la sua storia.
Ma nessuna parola rende lo splendore e la dolcezza di questo sguardo.
Una piccola tigre orgogliosa che mi ha fatto il dono di lasciarsi accarezzare.
(questa è un po' mossa, Chloe non ha ancora capito che davanti all'obiettivo bisognerebbe restare FERMI...)
qui s'è accovacciata sulle mie gambe incrociate, cosa che fa immediatamente appena mi siedo in terra...
Ma nessuna parola rende lo splendore e la dolcezza di questo sguardo.
Una piccola tigre orgogliosa che mi ha fatto il dono di lasciarsi accarezzare.
(questa è un po' mossa, Chloe non ha ancora capito che davanti all'obiettivo bisognerebbe restare FERMI...)
qui s'è accovacciata sulle mie gambe incrociate, cosa che fa immediatamente appena mi siedo in terra...
domenica 22 novembre 2009
sabato 21 novembre 2009
martedì 17 novembre 2009
il gusto amaro della vita
Proprio oggi ho saputo che il 17 novembre è stato istituito il "Gatto nero day" (qui i dettagli).
Ma oggi ho anche saputo che sabato se n'è volato sul Ponte un gatto che definire speciale è quantomai ridondante.
Perché tutti i gatti sono speciali; e se sono "nostri", lo sono anche di più.
Come lo era il dolce Memeo di Patt, volato sul Ponte a fine ottobre.
E come lo era l'indimenticabile piccolino, quasi gemello a distanza di Priscilla...
Stasera accenderò una lucina in più.
Arrivederci, dolce Charlino...
Ma oggi ho anche saputo che sabato se n'è volato sul Ponte un gatto che definire speciale è quantomai ridondante.
Perché tutti i gatti sono speciali; e se sono "nostri", lo sono anche di più.
Come lo era il dolce Memeo di Patt, volato sul Ponte a fine ottobre.
E come lo era l'indimenticabile piccolino, quasi gemello a distanza di Priscilla...
Stasera accenderò una lucina in più.
Arrivederci, dolce Charlino...
lunedì 9 novembre 2009
in breve
Le cose a cui tengo, quelle che mi renderebbero felice, NON vanno affatto come vorrei.
E il resto non va comunque meglio.
martedì 27 ottobre 2009
strani accenni di normalità
Ultimamente noto dei cambiamenti preoccupanti.
In me.
Tipo che non sopporto il lunedì e aspetto con insofferenza il weekend, non tanto perché sia un'isola felice, ma quantomeno perché comporta la meritata tregua da quello schifo d'ufficio.
Tipo che odio la pioggia e il freddo, sono triste e depressa al pensiero che arriverà l'inverno e penso che una giornata di sole sia il miglior dono che possa ricevere. Anche perché è l'unico.
Tipo che il sabato sera, per prendere sonno, a volte guardo "C'è posta per te" e non mi fa neanche tanto schifo.
Delle due, l'una: o sto diventando una persona normale, ma nel senso peggiore del termine, cioè sto rinunciando alle mie peculiarità, al mio essere fuori dal coro, alla mia diversa maniera di guardare il mondo e vivere la (mia) vita; e non ne so il motivo.
Oppure questo è l'unico modo di sopravvivere in questa misera realtà, in cui essere, non dico, speciali, ché potrei sembrare presuntuosa, ma semplicemente diversi, è una sicura condanna, alla solitudine, all'incomprensione e, non ultima, all'infelicità.
E, sinceramente, tra le due ipotesi, non saprei quale augurarmi.
In me.
Tipo che non sopporto il lunedì e aspetto con insofferenza il weekend, non tanto perché sia un'isola felice, ma quantomeno perché comporta la meritata tregua da quello schifo d'ufficio.
Tipo che odio la pioggia e il freddo, sono triste e depressa al pensiero che arriverà l'inverno e penso che una giornata di sole sia il miglior dono che possa ricevere. Anche perché è l'unico.
Tipo che il sabato sera, per prendere sonno, a volte guardo "C'è posta per te" e non mi fa neanche tanto schifo.
Delle due, l'una: o sto diventando una persona normale, ma nel senso peggiore del termine, cioè sto rinunciando alle mie peculiarità, al mio essere fuori dal coro, alla mia diversa maniera di guardare il mondo e vivere la (mia) vita; e non ne so il motivo.
Oppure questo è l'unico modo di sopravvivere in questa misera realtà, in cui essere, non dico, speciali, ché potrei sembrare presuntuosa, ma semplicemente diversi, è una sicura condanna, alla solitudine, all'incomprensione e, non ultima, all'infelicità.
E, sinceramente, tra le due ipotesi, non saprei quale augurarmi.
lunedì 26 ottobre 2009
stranezze (ma neanche tanto) feline
Emily ed il suo particolare concetto di "rifugio"...
e Priscilla, che ha capito quanto sia bella la vita casalinga, in versione "vol au vent" con ripieno di gatta nera...
domenica 25 ottobre 2009
domenica 18 ottobre 2009
domenica 4 ottobre 2009
una nuova "creatura"
Da oggi, per dedicare loro uno spazio specifico, ho creato un nuovo blog:
La nostra colonia felina
cui si può accedere cliccando sulla frase
posta sopra la foto della bellissima Florinda (adottata!) nella sidebar.
Cliccando, invece, sulla foto di Florinda (sempre nella sidebar), verranno estratti, solo in questo blog, i post dedicati ai mici, prima della nascita del blog a loro dedicato.
Per comodità, i post trasferiti nell'altro blog, riportano stessa data ed ora di pubblicazione; ovviamente non sono stati trasferiti i commenti (non credo si possa, in ogni caso non è necessario...).
Miao a tutti...
Per comodità, i post trasferiti nell'altro blog, riportano stessa data ed ora di pubblicazione; ovviamente non sono stati trasferiti i commenti (non credo si possa, in ogni caso non è necessario...).
Miao a tutti...
lunedì 28 settembre 2009
dalla colonia (3)
Questo era Silver, purtroppo l'abbiamo perso a causa delle auto che passano TROPPO vicine al posto infausto dove si trovano i mici :-(
Questo è Ice, uno dei nostri preferiti. Serve spiegare perché?
Ancora Ice: qui è con Florinda, figlia di Flora, l'unica micina che è stata adottata.
Era adorabile ed insieme a sua madre curava le pubbliche relazioni.
Infatti furono proprio madre e figlia a venirmi incontro il giorno in cui ho scoperto la colonia, che, all'epoca (primi di agosto) non era ancora stata censita.
Notare il brutto vizio (e non ce l'ha solo Ice) di starsene tranquillo in mezzo alla strada...
Questo (questa?) è uno dei nostri tigrini, ammalati di rinite e difficili da curare, soprattutto perché NON SI LASCIANO avvicinare...
Questo è Ice, uno dei nostri preferiti. Serve spiegare perché?
Ancora Ice: qui è con Florinda, figlia di Flora, l'unica micina che è stata adottata.
Era adorabile ed insieme a sua madre curava le pubbliche relazioni.
Infatti furono proprio madre e figlia a venirmi incontro il giorno in cui ho scoperto la colonia, che, all'epoca (primi di agosto) non era ancora stata censita.
Notare il brutto vizio (e non ce l'ha solo Ice) di starsene tranquillo in mezzo alla strada...
Questo (questa?) è uno dei nostri tigrini, ammalati di rinite e difficili da curare, soprattutto perché NON SI LASCIANO avvicinare...
domenica 27 settembre 2009
dalla colonia (2)
Ed ecco qui Cleo, circa 4 mesi, probabile sorella di Cheope, con il quale gioca sempre volentieri
e Flora, circa un anno, affettuosa e giocherellona, è quella che tiene le pubbliche relazioni della colonia, la prima a salutarci quando arriviamo per la pappa...
e Flora, circa un anno, affettuosa e giocherellona, è quella che tiene le pubbliche relazioni della colonia, la prima a salutarci quando arriviamo per la pappa...
sabato 26 settembre 2009
dalla colonia
miao, sono Cheope, uno dei tanti mici della colonia...
spero che la zia riesca a pubblicare le foto di tutti i miei "fratelli" pelosi, siamo tutti bellissimi e abbiamo bisogno dell'aiuto di persone buone per mangiare, essere curati e vaccinati...
spero che la zia riesca a pubblicare le foto di tutti i miei "fratelli" pelosi, siamo tutti bellissimi e abbiamo bisogno dell'aiuto di persone buone per mangiare, essere curati e vaccinati...
lunedì 21 settembre 2009
strano ma vero
Tutto è utile, in un certo contesto.
In fondo, anche un orologio fermo segna, due volte al giorno, l'ora esatta.
In fondo, anche un orologio fermo segna, due volte al giorno, l'ora esatta.
martedì 8 settembre 2009
domenica 6 settembre 2009
shhhh...
In breve, perché sono reduce da un weekend intenso...
Ieri s'è festeggiato un anno di vita casalinga di Priscilla. Hurrà!
Mercoledì notte, dopo aver scritto il post precedente, dopo 10 mesi d'insonnia fetente...
I dettagli? Spero di poterli scrivere meglio nei prossimi giorni.
Ora, scusatemi, vado a dormire...
Buona notte :-)
Ieri s'è festeggiato un anno di vita casalinga di Priscilla. Hurrà!
Mercoledì notte, dopo aver scritto il post precedente, dopo 10 mesi d'insonnia fetente...
HO DORMITO!!!
I dettagli? Spero di poterli scrivere meglio nei prossimi giorni.
Ora, scusatemi, vado a dormire...
Buona notte :-)
martedì 1 settembre 2009
that's all, folks
Avrei voluto raccontare una tipica giornata ad Orribilandia.
Tanto per rendere l'idea ed il motivo del suo azzeccato soprannome.
Ma sono troppo stanca.
E domani è ancora, soltanto, mercoledì.
E quindi, per oggi, è tutto.
Tanto per rendere l'idea ed il motivo del suo azzeccato soprannome.
Ma sono troppo stanca.
E domani è ancora, soltanto, mercoledì.
E quindi, per oggi, è tutto.
domenica 30 agosto 2009
un post per ringraziare i lettori
Partendo dal fatto che la vita mi ha nuovamente regalato un'altra bottiglia di amarezza, grazie alla moda di qualcuno di non rispondere, per quanto la domanda fosse stata posta con largo anticipo (conoscendo il [pessimo] soggetto, la sottoscritta si fa[ceva] scrupolo di assecondarne le modalità operative), io che, invece, mi sento in dovere di rispondere SEMPRE, specie se si tratti di domande in qualunque maniera e con qualunque mezzo poste, ho deciso di raccogliere in questo post odierno le risposte ai gentili, carini commenti che mi sono stati rivolti ultimamente ed ai quali, con notevole ma giustificato ritardo, appunto vado a rispondere.
@Giardigno su "sinfonia dolceamara": si, mi sono ripresa, ma non tanto. Cinque giorni a orribilandia e sono nevrastenica, stanca, amareggiata, vinta dall'insonnia, alla quale ormai non c'è più possibilità di recupero, men che meno pomeridiano, come durante le ferie, se non, in parte, nel weekend.
Grazie per essere passato :-)
@Paola su "scatti d'agosto": il merito delle mie foto è dovuto tutto alla macchinetta fotografica digitale, che permette grandi cose con la scusa che, tanto, non si spreca pellicola ed ai soggetti, che sono sempre ed esclusivamente già belli in partenza e non per merito mio, ma della natura. Grazie per il complimento :-)
@Valentina su "scatti d'agosto": ciao, benvenuta e grazie del complimento, come sei arrivata qui? Un gatto di 18 anni è una fortuna, per ora il mio più longevo è stato il mio amore Tommy, che troverai spesso citato nel blog, volato via a "soli" 11 anni il 26 agosto 2007.
I metodi naturali sono ottimi con gli animali, specie i fiori di Bach.
Un abbraccio speciale al tuo micione :-)
@Fiordimagnolia su "scatti d'agosto": vero, dolce Fiore, ma io ritengo comunque che la mia capacità sia la minor componente nella riuscita della foto rispetto alla bellezza di ciò che ritraggo. Il paragone con il disegno è molto appropriato, anche se, con la digitale, fare belle foto è più semplice che fare bei disegni (senza la digitale, ovviamente :-D). Grazie anche a te per il complimento :-)
@Desaparecida (che non ha ancora un blog ma una bellissima foto felina nel suo profilo!) su "scatti d'agosto": ciao e benvenuta anche a te, che non hai un blog ma ne leggi sicuramente altri. Quindi, come sei arrivata qui? Come avrai visto questo blog si dichiara fieramente "gattaro", quindi sai che puoi tornare quando vuoi. Grazie anche a te per i complimenti.
E grazie a tutti, ancora una volta.
Specialmente dalla mia bassa autostima che oggi si alza un po' in punta di piedi...
p.s. la mia polemica iniziale sulle mancate risposte NON si riferisce ad alcun visitatore/trice di questo blog, è uno sfogo relativo alla mia vita fuori della blogsfera. C'entra nulla, lo so, ma stavolta mi andava di sfogarmi più chiaramente e dettagliatamente del solito.
@Giardigno su "sinfonia dolceamara": si, mi sono ripresa, ma non tanto. Cinque giorni a orribilandia e sono nevrastenica, stanca, amareggiata, vinta dall'insonnia, alla quale ormai non c'è più possibilità di recupero, men che meno pomeridiano, come durante le ferie, se non, in parte, nel weekend.
Grazie per essere passato :-)
@Paola su "scatti d'agosto": il merito delle mie foto è dovuto tutto alla macchinetta fotografica digitale, che permette grandi cose con la scusa che, tanto, non si spreca pellicola ed ai soggetti, che sono sempre ed esclusivamente già belli in partenza e non per merito mio, ma della natura. Grazie per il complimento :-)
@Valentina su "scatti d'agosto": ciao, benvenuta e grazie del complimento, come sei arrivata qui? Un gatto di 18 anni è una fortuna, per ora il mio più longevo è stato il mio amore Tommy, che troverai spesso citato nel blog, volato via a "soli" 11 anni il 26 agosto 2007.
I metodi naturali sono ottimi con gli animali, specie i fiori di Bach.
Un abbraccio speciale al tuo micione :-)
@Fiordimagnolia su "scatti d'agosto": vero, dolce Fiore, ma io ritengo comunque che la mia capacità sia la minor componente nella riuscita della foto rispetto alla bellezza di ciò che ritraggo. Il paragone con il disegno è molto appropriato, anche se, con la digitale, fare belle foto è più semplice che fare bei disegni (senza la digitale, ovviamente :-D). Grazie anche a te per il complimento :-)
@Desaparecida (che non ha ancora un blog ma una bellissima foto felina nel suo profilo!) su "scatti d'agosto": ciao e benvenuta anche a te, che non hai un blog ma ne leggi sicuramente altri. Quindi, come sei arrivata qui? Come avrai visto questo blog si dichiara fieramente "gattaro", quindi sai che puoi tornare quando vuoi. Grazie anche a te per i complimenti.
E grazie a tutti, ancora una volta.
Specialmente dalla mia bassa autostima che oggi si alza un po' in punta di piedi...
p.s. la mia polemica iniziale sulle mancate risposte NON si riferisce ad alcun visitatore/trice di questo blog, è uno sfogo relativo alla mia vita fuori della blogsfera. C'entra nulla, lo so, ma stavolta mi andava di sfogarmi più chiaramente e dettagliatamente del solito.
venerdì 21 agosto 2009
mercoledì 19 agosto 2009
sinfonia dolceamara
Latito da quattro giorni anche per colpa del caldo (che palle, non se ne può proprio più...) ed immagino, sconfortata, quanto sarà 'cara' la bolletta della corrente elettrica, visto che aria condizionata e ventilatori sono sempre in funzione, affinché si possa sopravvivere dignitosamente.
L'ultima settimana di ferie sta per finire ed il pensiero di tornare ad orribilandia non mi rallegra di certo, soprattutto per la 'non bella' situazione lavorativa prospettatasi prima delle ferie.
Insomma.
Sto tornando a rinchiudermi, a non avere più belle ispirazioni, ma solo pensieri amari.
E' stata bella questa vacanza, pur non avendo fatto nulla di speciale, né viaggiato, anche grazie alle belle cose scambiate coni vicini di blog (quelli che non erano assenti per ferie); e chissà mi riesca di scrivere ancora qualcosa prima di ritornare in gabbia, nell'ombra....
Scusate il tono, oggi va così...
L'ultima settimana di ferie sta per finire ed il pensiero di tornare ad orribilandia non mi rallegra di certo, soprattutto per la 'non bella' situazione lavorativa prospettatasi prima delle ferie.
Insomma.
Sto tornando a rinchiudermi, a non avere più belle ispirazioni, ma solo pensieri amari.
E' stata bella questa vacanza, pur non avendo fatto nulla di speciale, né viaggiato, anche grazie alle belle cose scambiate coni vicini di blog (quelli che non erano assenti per ferie); e chissà mi riesca di scrivere ancora qualcosa prima di ritornare in gabbia, nell'ombra....
Scusate il tono, oggi va così...
(la canzone mi ispirava per lo stato d'animo; ma non uscirò per strada a prendere a spallate la gente... ;-D)
sabato 15 agosto 2009
venerdì 14 agosto 2009
sì, viaggiare. ma anche no... (parte seconda)
Ma c'è un altro, sostanziale motivo per cui non mi piace viaggiare ed è legato al concetto, a me fortemente estraneo, dello "stretto necessario", concetto cardine su cui poggia, a mio parere, la filosofia stessa del viaggio.
Nella moltitudine di cose spiacevoli e rimosse di cui sto venendo a conoscenza, nel corso del cammino interiore, ho scoperto che parte dei miei problemi psicologici e relazionali è connessa al bisogno di controllare sempre tutto e tutti, soprattutto me stessa.
Deduco, quindi, che quest'ansia di controllare non possa, ovviamente, andare d'accordo con un concetto tanto destabilizzante quanto quello di "stretto necessario"; poiché tutto è necessario quando si ha paura di perdere il controllo.
In parole più semplici e meno drammatiche: non mi piace viaggiare perché non so come preparare una valigia 'perfetta'.
E, per esserlo, la stessa dovrebbe, appunto, contenere lo "stretto necessario"; essere, cioè, funzionale allo scopo (quello del viaggio), ma anche moderatamente piena.
E se il concetto di "stretto necessario" mi fosse minimamente familiare, girerei forse con una borsa che pesa, mediamente, tre chili?
Figurarsi, quindi, quale fastidio possa essere dover sintetizzare i miei bisogni futuri, ignoti e sconosciuti come solo quelli disseminati in un viaggio possono essere, affinché se ne possa trarre la preparazione d'un bagaglio che contenga tutto ciò che serve, ma niente di più di ciò che potrà effettivamente servire.
Un'assurdità, più difficile da comprendere che una teoria astrofisica.
Nei pochi, estenuanti viaggi che ho affrontato, fare e disfare le valigie ha rappresentato sicuramente uno dei momenti meno piacevoli.
E m'è anche capitato di perderne una, per fortuna a viaggio concluso.
Che poi, perché si dica "perdere il bagaglio" come se dipendesse da chi viaggia, quando è colpa di chi viene pagato per trasportarlo, resta un mistero.
Uno dei tanti irrisolti, appunto: come il mito dello "stretto necessario"...
Nella moltitudine di cose spiacevoli e rimosse di cui sto venendo a conoscenza, nel corso del cammino interiore, ho scoperto che parte dei miei problemi psicologici e relazionali è connessa al bisogno di controllare sempre tutto e tutti, soprattutto me stessa.
Deduco, quindi, che quest'ansia di controllare non possa, ovviamente, andare d'accordo con un concetto tanto destabilizzante quanto quello di "stretto necessario"; poiché tutto è necessario quando si ha paura di perdere il controllo.
In parole più semplici e meno drammatiche: non mi piace viaggiare perché non so come preparare una valigia 'perfetta'.
E, per esserlo, la stessa dovrebbe, appunto, contenere lo "stretto necessario"; essere, cioè, funzionale allo scopo (quello del viaggio), ma anche moderatamente piena.
E se il concetto di "stretto necessario" mi fosse minimamente familiare, girerei forse con una borsa che pesa, mediamente, tre chili?
Figurarsi, quindi, quale fastidio possa essere dover sintetizzare i miei bisogni futuri, ignoti e sconosciuti come solo quelli disseminati in un viaggio possono essere, affinché se ne possa trarre la preparazione d'un bagaglio che contenga tutto ciò che serve, ma niente di più di ciò che potrà effettivamente servire.
Un'assurdità, più difficile da comprendere che una teoria astrofisica.
Nei pochi, estenuanti viaggi che ho affrontato, fare e disfare le valigie ha rappresentato sicuramente uno dei momenti meno piacevoli.
E m'è anche capitato di perderne una, per fortuna a viaggio concluso.
Che poi, perché si dica "perdere il bagaglio" come se dipendesse da chi viaggia, quando è colpa di chi viene pagato per trasportarlo, resta un mistero.
Uno dei tanti irrisolti, appunto: come il mito dello "stretto necessario"...
giovedì 13 agosto 2009
sì, viaggiare. ma anche no...
Perché non mi piace viaggiare?
Innanzitutto, credo che la mia insofferenza nasca dall'aver sempre viaggiato, come avrebbe detto il Manzoni, in "non ottima compagnia".
Da piccola, infatti, più che viaggiare, ero costretta a spostarmi dove volevano i miei; tra l'altro, sempre negli stessi identici due posti per vent'anni, nonostante la mia splendida regione d'origine fornisse (e fornisca tuttora) parecchi spunti per vedere posti interessanti, posti famosi in tutto il mondo e, purtroppo, a me tutt'ora ignoti, come le meravigliose Cinque Terre, tanto per citare l'esempio più signficativo.
Il viaggio, o meglio, lo spostamento, coincideva sempre con l'inizio dell'estate (stupisce ancora io la detesti?) e si trasformava in circa tre mesi di discutibile stazionamento in un luogo (oggi c'ha pure il sito!) che definire campeggio era doppiamente ironico, poiché ne aveva tutti gli svantaggi tipici (scomodità quotidiana, totale assenza di privacy, mancanza di qualsivoglia svago decente, isolamento dal mondo civile), ma in compenso mancava dell'unico, a mio parere, aspetto positivo possibile: e cioè, la novità.
Nel senso di persone nuove da incontrare e, magari, conoscere ogni anno.
Più che un campeggio, infatti, quello era un paese di pettegoli antipatici e, in un certo senso, pure razzisti; gente che non aveva nulla da invidiare agli abitanti di Twin Peaks o Peyton Place.
Con la tragica e sostanziale differenza che, nel secondo caso, si trattava di finzione, mentre nel mio caso era tragica realtà.
Ed è durata 20 anni, quasi peggio di Beautiful!
L'altro posto, alquanto ameno, nel senso che si sarebbe potuto fare tranquillamente a meno di andarci, era un paesetto di pseudomontagna, anche più isolato e privo di qualsivoglia spunto interessante del precedente, nel quale ci si spostava, in una sorta di transumanza al contrario, alla fine dell'estate, fino alla ripresa della scuola che, ai miei tempi, iniziava ad ottobre.
Tra l'altro il viaggio in questione, o meglio, lo spostamento, avveniva in parte su strade che definire statali era decisamente umoristico, con curve e tornanti, affrontati nervosamente da chi guidava (solitamente la mia energica madre) e con molta apprensione dalla sottoscritta che sopportava, stoicamente, gli attacchi di cinetosi del fratello.
Alla fine della terribile prova, al cui confronto le prodezze della Compagnia dell'Anello sfiguravano penosamente, si arrivava nella casa di villeggiatura, la quale offriva almeno il vantaggio della privacy, di un letto ed un bagno, nonché una cucina, degni di questi nomi e mi faceva, in parte, dimenticare le privazioni sofferte durante il pesante periodo estivo, lasciato alle spalle e dal quale mi separava la rassicurante montuosità dei primi appennini liguri.
L'altra unica peculiarità di quei soggiorni di fine estate, che ricordo senza rancore, erano le passeggiate per i boschi con i miei nonni, durante le quali potevo imparare tante cose nuove, respirare l'aria frizzante e lasciare che la natura, con la sua confortante bellezza, imprimesse nella mia mente fresca di bambina immagini e sensazioni che tanto mi avrebbero aiutato in altri momenti della vita, molto meno piacevoli di quelli.
Ovviamente anche la montagna aveva i suoi svantaggi: il più evidente era il fastidio, mai risolto, con cui mia madre gestiva la passione micologica di mio padre.
Per lui, infatti, era divertirsi a raccogliere funghi e perdere il senso del tempo nei boschi; per lei era attenderlo, in preda all'ansia, per ore, poiché, all'epoca, non esistevano i cellulari e, data la nota, quanto inspiegabile idiosincrasia di mia madre per il telefono, la casa ne era sprovvista.
E poi, quando lui tornava, tutto felice, con i suoi trofei di raccolta, arrivava il momento di pulire chili di funghi per poi destinarli alla conservazione sott'olio; almeno la parte che non veniva velocemente (e voracemente) consumata nei giorni seguenti all'impresa fungina.
Stranamente i funghi mi piacciono ancora oggi e li gusto sempre volentieri.
Nonostante tutto...
Innanzitutto, credo che la mia insofferenza nasca dall'aver sempre viaggiato, come avrebbe detto il Manzoni, in "non ottima compagnia".
Da piccola, infatti, più che viaggiare, ero costretta a spostarmi dove volevano i miei; tra l'altro, sempre negli stessi identici due posti per vent'anni, nonostante la mia splendida regione d'origine fornisse (e fornisca tuttora) parecchi spunti per vedere posti interessanti, posti famosi in tutto il mondo e, purtroppo, a me tutt'ora ignoti, come le meravigliose Cinque Terre, tanto per citare l'esempio più signficativo.
Il viaggio, o meglio, lo spostamento, coincideva sempre con l'inizio dell'estate (stupisce ancora io la detesti?) e si trasformava in circa tre mesi di discutibile stazionamento in un luogo (oggi c'ha pure il sito!) che definire campeggio era doppiamente ironico, poiché ne aveva tutti gli svantaggi tipici (scomodità quotidiana, totale assenza di privacy, mancanza di qualsivoglia svago decente, isolamento dal mondo civile), ma in compenso mancava dell'unico, a mio parere, aspetto positivo possibile: e cioè, la novità.
Nel senso di persone nuove da incontrare e, magari, conoscere ogni anno.
Più che un campeggio, infatti, quello era un paese di pettegoli antipatici e, in un certo senso, pure razzisti; gente che non aveva nulla da invidiare agli abitanti di Twin Peaks o Peyton Place.
Con la tragica e sostanziale differenza che, nel secondo caso, si trattava di finzione, mentre nel mio caso era tragica realtà.
Ed è durata 20 anni, quasi peggio di Beautiful!
L'altro posto, alquanto ameno, nel senso che si sarebbe potuto fare tranquillamente a meno di andarci, era un paesetto di pseudomontagna, anche più isolato e privo di qualsivoglia spunto interessante del precedente, nel quale ci si spostava, in una sorta di transumanza al contrario, alla fine dell'estate, fino alla ripresa della scuola che, ai miei tempi, iniziava ad ottobre.
Tra l'altro il viaggio in questione, o meglio, lo spostamento, avveniva in parte su strade che definire statali era decisamente umoristico, con curve e tornanti, affrontati nervosamente da chi guidava (solitamente la mia energica madre) e con molta apprensione dalla sottoscritta che sopportava, stoicamente, gli attacchi di cinetosi del fratello.
Alla fine della terribile prova, al cui confronto le prodezze della Compagnia dell'Anello sfiguravano penosamente, si arrivava nella casa di villeggiatura, la quale offriva almeno il vantaggio della privacy, di un letto ed un bagno, nonché una cucina, degni di questi nomi e mi faceva, in parte, dimenticare le privazioni sofferte durante il pesante periodo estivo, lasciato alle spalle e dal quale mi separava la rassicurante montuosità dei primi appennini liguri.
L'altra unica peculiarità di quei soggiorni di fine estate, che ricordo senza rancore, erano le passeggiate per i boschi con i miei nonni, durante le quali potevo imparare tante cose nuove, respirare l'aria frizzante e lasciare che la natura, con la sua confortante bellezza, imprimesse nella mia mente fresca di bambina immagini e sensazioni che tanto mi avrebbero aiutato in altri momenti della vita, molto meno piacevoli di quelli.
Ovviamente anche la montagna aveva i suoi svantaggi: il più evidente era il fastidio, mai risolto, con cui mia madre gestiva la passione micologica di mio padre.
Per lui, infatti, era divertirsi a raccogliere funghi e perdere il senso del tempo nei boschi; per lei era attenderlo, in preda all'ansia, per ore, poiché, all'epoca, non esistevano i cellulari e, data la nota, quanto inspiegabile idiosincrasia di mia madre per il telefono, la casa ne era sprovvista.
E poi, quando lui tornava, tutto felice, con i suoi trofei di raccolta, arrivava il momento di pulire chili di funghi per poi destinarli alla conservazione sott'olio; almeno la parte che non veniva velocemente (e voracemente) consumata nei giorni seguenti all'impresa fungina.
Stranamente i funghi mi piacciono ancora oggi e li gusto sempre volentieri.
Nonostante tutto...
(continua)
mercoledì 12 agosto 2009
altro che stelle cadenti...
Oggi, tredici anni fa, Tommy entrava definitivamente nella mia vita.
L'avevo visto a quattro giorni dalla nascita, avvenuta il 30 maggio 1996.
Poi ero tornata a trovarlo altre volte, insieme alla sua mamma ed i suoi cinque fratellini (tre femmine e due maschi, una cucciolata perfettamente equilibrata).
Conservo ancora, tra le altre cose, il suo libretto e vedo che il 27 luglio 1996 fu portato dal veterinario per il primo vaccino ed altri controlli: aveva due mesi scarsi, ma ne dimostrava quasi il doppio.
Ricordo che il veterinario notò che non aveva dei bei dentini (povera creatura!) e così pensò bene di traumatizzarlo, tagliandoglieli con un tronchesino.
Non ho mai capito il motivo di quella manovra: comunque Tommy crebbe benissimo e mangiava di gusto parecchie cose, verdure comprese.
Alla faccia del veterinario (che cambiai pochi anni dopo).
Ironicamente Tommy se ne andò sul Ponte sempre nel mese di agosto, il 26 agosto 2006.
E sempre ironicamente Lory fu trovata il 10 agosto 2001, dentro uno scatolone.
Due giorni fa avremmo dovuto festeggiare il suo ottavo compleanno a casa dei miei: invece la micia stava male dal venerdì sera e così ha "festeggiato" dal veterinario, che le ha riscontrato febbre a 39°C e somministrato un antibiotico.
Oggi sta decisamente meglio: ieri, dopo esser tornata in ambulatorio ed aver subito un'altra dose di antibiotico, ha ripreso a mangiucchiare e da lunedì non ha più vomitato.
Un anno fa, poi, piangevo per aver trovato casa ai tigri, non dandomi pace per averli lasciati in una famiglia che non mi piaceva affatto (nessuna famiglia è mai adatta quando una gattara cerca una casa per i suoi mici adorati e tanto amorevolmente curati, questo è certo!).
Ma nel tempo e grazie all'arrivo di Priscilla,
mi sono imposta di non pensare più a loro, forse illudendomi che le cose, alla fine, sarebbero andate bene comunque.
Inoltre, oggi, tre anni fa, Emily veniva sterilizzata, all'indomani del suo primo ed unico giorno di calore; visto il caratterino, fu necessario somministrarle il doppio della consueta dose di anestetico.
E quando la portai a casa, la lasciai tranquilla chiusa nel trasportino, al buio in camera mia, cosicché potesse smaltire i postumi dell'intervento senza che nessuno la disturbasse.
Per cui, persi un anno di vita (situazione in cui sono incorsa spesso a causa dei gatti) quando, credendola chiusa nel trasportino, me la ritrovai invece, ancora intontita e frastornata, sul terrazzo, a prendere il sole, nel probabile intento di ritrovare le forze e ricaricarsi dopo la traumatica esperienza subita.
Pensando d'avere in casa il primo gatto al mondo dotato della capacità di teletrasportarsi, il mistero fu invece presto risolto, quando vidi che la porta del trasportino era stata chiusa solo nella parte superiore, per cui era stato relativamente facile per Emily, sebbene alquanto debole ed instupidita, uscirne fuori spingendo con la testa la parte inferiore della porticina.
Da allora controllo sempre attentissimamente che la porta del trasportino sia saldamente chiusa, sopra e sotto.
Ché con i gatti è sempre bene non dare mai nulla per scontato.
L'avevo visto a quattro giorni dalla nascita, avvenuta il 30 maggio 1996.
Poi ero tornata a trovarlo altre volte, insieme alla sua mamma ed i suoi cinque fratellini (tre femmine e due maschi, una cucciolata perfettamente equilibrata).
Conservo ancora, tra le altre cose, il suo libretto e vedo che il 27 luglio 1996 fu portato dal veterinario per il primo vaccino ed altri controlli: aveva due mesi scarsi, ma ne dimostrava quasi il doppio.
Ricordo che il veterinario notò che non aveva dei bei dentini (povera creatura!) e così pensò bene di traumatizzarlo, tagliandoglieli con un tronchesino.
Non ho mai capito il motivo di quella manovra: comunque Tommy crebbe benissimo e mangiava di gusto parecchie cose, verdure comprese.
Alla faccia del veterinario (che cambiai pochi anni dopo).
Ironicamente Tommy se ne andò sul Ponte sempre nel mese di agosto, il 26 agosto 2006.
E sempre ironicamente Lory fu trovata il 10 agosto 2001, dentro uno scatolone.
Due giorni fa avremmo dovuto festeggiare il suo ottavo compleanno a casa dei miei: invece la micia stava male dal venerdì sera e così ha "festeggiato" dal veterinario, che le ha riscontrato febbre a 39°C e somministrato un antibiotico.
Oggi sta decisamente meglio: ieri, dopo esser tornata in ambulatorio ed aver subito un'altra dose di antibiotico, ha ripreso a mangiucchiare e da lunedì non ha più vomitato.
Un anno fa, poi, piangevo per aver trovato casa ai tigri, non dandomi pace per averli lasciati in una famiglia che non mi piaceva affatto (nessuna famiglia è mai adatta quando una gattara cerca una casa per i suoi mici adorati e tanto amorevolmente curati, questo è certo!).
Ma nel tempo e grazie all'arrivo di Priscilla,
mi sono imposta di non pensare più a loro, forse illudendomi che le cose, alla fine, sarebbero andate bene comunque.
Inoltre, oggi, tre anni fa, Emily veniva sterilizzata, all'indomani del suo primo ed unico giorno di calore; visto il caratterino, fu necessario somministrarle il doppio della consueta dose di anestetico.
E quando la portai a casa, la lasciai tranquilla chiusa nel trasportino, al buio in camera mia, cosicché potesse smaltire i postumi dell'intervento senza che nessuno la disturbasse.
Per cui, persi un anno di vita (situazione in cui sono incorsa spesso a causa dei gatti) quando, credendola chiusa nel trasportino, me la ritrovai invece, ancora intontita e frastornata, sul terrazzo, a prendere il sole, nel probabile intento di ritrovare le forze e ricaricarsi dopo la traumatica esperienza subita.
Pensando d'avere in casa il primo gatto al mondo dotato della capacità di teletrasportarsi, il mistero fu invece presto risolto, quando vidi che la porta del trasportino era stata chiusa solo nella parte superiore, per cui era stato relativamente facile per Emily, sebbene alquanto debole ed instupidita, uscirne fuori spingendo con la testa la parte inferiore della porticina.
Da allora controllo sempre attentissimamente che la porta del trasportino sia saldamente chiusa, sopra e sotto.
Ché con i gatti è sempre bene non dare mai nulla per scontato.
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