mercoledì 9 giugno 2010
orribilandia: dove eravamo e dove siamo
Nella melma, per non dire di peggio.
Dallo scorso 31 maggio la CIG(O) è diventata CIGS. Per un altro anno.
Però, siccome l'azienda FINGE di fare rotazione (ché a ruotare sono solo le palle dei cassaintegrati!), ogni mese arriverà un'insulsa raccomandata che indicherà di volta in volta il prolungamento del periodo di CIGS.
Bello, eh? E non è tutto, non ci facciamo mancar nulla.
All'ultima assemblea del 27 maggio i "cari" sindacati hanno parlato di incentivi che l'azienda darebbe (condizionale quanto mai d'obbligo) a chi si fa licenziare entro il 30 giugno (7mila euro) oppure entro il 30 ottobre (4mila euro).
Peccato che quello che loro chiamano INCENTIVO altro non sia che l'importo COMUNQUE dovuto per la CIGS e che, anziché in dodici mesi, lo diano, COMUNQUE a rate, ma in dieci mesi.
Un incentivo notevole, non c'è che dire.
L'unico, per così dire, vantaggio immediato sarebbe la mobilità: ma solo se si è in trattativa per un altro posto di lavoro, giacché tale stato occupazionale comporta facilitazioni a livello contributivo al nuovo datore di lavoro.
In caso contrario, decisamente meglio restare in CIGS.
Inoltre ed infine, anche a fare due conti e calcolare a quanto ammonterebbe il TFR in caso di dimissioni (o licenziamento eventualmente concordato), anche questo importo verrà comunque corrisposto A RATE.
A completare il meraviglioso quadro, venerdì scorso è iniziata una serie di telefonate, per ora solo ai cassaintegrati, dove una dottoressa, appositamente incaricata, chiede se ti vuoi candidare per avere l'incentivo. Come se ti regalassero un'auto, invece d'un licenziamento.
Le ho risposto che i soldi non fanno schifo a nessuno, me compresa.
E che siccome non sono in vena di far favori a nessuno, tantomeno a chi, dopo 11 anni di serio, onesto, scrupoloso e malpagato lavoro, mi ha dato una pedata nel sedere, scegliendomi con premeditazione, non certo guardando la qualità, né il peso del mio lavoro, per ora mi tengo la mia "bella" CIGS; e che l'incentivo se lo prenda qualcun altro.
Dove, lo lascio immaginare...
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6 commenti:
Si resta senza parole... e con un nodo alla gola.
Non so far altro che abbrazziarti virtualmente.
E dirti di resistere!
Ti dirò, cara Kaishe, che il lavoro è un problema grave: ma nel mucchio non è quello che mi amareggia di più.
Forse perché mi rendo conto di non essere sola in questa situazione.
Ma in altre si. E anche molto...
Un abbraccio forte.
Lo so che tu dai più importanza ad altre tue problematiche, io ritengo invece che quello del lavoro sia il problema principe dell'esistenza di un individuo ( a parte quello della salute,ovviamenre) perchè l'indipendenza economica è essenziale per un vivere civile e dignitoso. L'avere un lavoro, ovviamente retrbuito adeguatamente, rende liberi e la libertà è il valore più alto della nostra esistenza, secondo me. E non sono per niente d'accordo sul "mal comune mezzo gaudio"! Perciò, mia cara, io ti auguro con tutto il cuore di trovare un buon lavoro piuttosto che un grande amore. Ma se arrivassero entrambi non sarebbe certo male! Ti abbraccio
Ornella: non ho mai detto che il lavoro non sia un problema importante, semmai ho specificato che mi amareggia meno di altri ed ho anche spiegato il perché.
Non ho neppure parlato di "mal comune, mezzo gaudio", bensì di una sensazione di solitudine ed alienazione che, riguardo al lavoro, è meno deprimente che in altri ambiti.
Ti ringrazio per l'augurio, pur credendo che forse un lavoro sia più facile da trovare, nonostante il momento, giacché per l'amore ci vorrebero persone che non abbiano paura di aprire il cuore e di lasciare entrare tutto, dolore compreso.
Persone che, dato uno sguardo attento intorno, sembrano del tutto estinte.
Abbraccio ricambiato, anche se sconfortatissimo.
totalmente demenziale questo è veramente prendere la gente per il culo e pretendere di sembrare dei benefattori
Paola: da orribilandia questo ed altro. Infatti l'unica consolazione in questo stato di cose è che non mi manca affatto quel posto e che mi sento piacevolmente disintossicata sia dall'ambiente malsano, in termini proprio di aria, sia e soprattutto dall'ignoranza, dalla grettezza e meschinità di gran parte di coloro che sono rimasti.
Ancora per poco, comunque. Ché non sembra se la passino poi benissimo...
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