Una mattina surreale.
Fuori piove; dentro è tutto buio e silenzio.
Alle 7,40 hanno tolto la corrente, la ripristineranno alle 10.
E così, anche stamattina, anche se è domenica, sveglia all'alba, anzi prima, per riuscire a fare colazione, lavarsi e scendere dai mici in garage dove, per fortuna, c'è un neon d'emergenza che si attiva in casi come questo.
Surreale, appunto.
Perché senza corrente elettrica sono davvero poche le cose che si possono fare.
In una vita felice la cosa più normale sarebbe tornare a letto, al caldo, tra copertine e gatte ronfanti.
Ma non in questa; tanto più che, di là, c'è un detestabile essere che russa beato il suo menefreghismo in faccia al mondo e che, anche stanotte, ha contribuito a disturbare il mio fragile e quanto mai precario sonno.
Quindi sono qui, a scrivere, sul mio libretto nero dei pensieri amari, seduta davanti alle finestre della sala che, orientate a sud, lasciano entrare una debole luce grigiastra che rende tutto molto simile ad una foto in bianco e nero.
E in questa atmosfera insolita, in cui tutto viene ridimensionato alla mancanza di energia luminosa normalmente sottintesa, in cui ogni gesto automatico, come premere un interruttore, perde il suo ovvio significato quotidiano, penso a come sarebbe se, quella trascorsa da poco, non fosse stata solo l'ultima mezz'ora di corrente, ma quella della vita del mondo in assoluto: e questo buio la sua fine.
30 minuti per raccogliere tutto il possibile, per salvare quel che si può, per portarsi via (ma dove?) qualcosa che protegga dalla paura di morire.
30 minuti per decidere a chi telefonare, a chi dire, mai abbastanza, "ti voglio bene", per salutare qualcuno che non si fa vivo da troppo tempo, così tanto da averne quasi dimenticato viso, voce, odore.
30 minuti per pensare a cosa fare "dopo": ammesso ci sia, quel dopo.
30 minuti per accorgersi troppo tardi che tutto è importante, quando sta per essere perduto per sempre.
30 minuti passati in fretta. Troppo in fretta.
3, 2, 1...
Addio.
Buio.
Silenzio.
Fine.
1 commento:
giornate come quella di ieri non aiutano, evidentemente. un abbraccio
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