(11 gennaio 2010)
Sono contenta di non essere mamma.
Perché tra le tante cose imbarazzanti di questo mondo, dovrei cercare di spiegare ai miei figli che il successo non è quasi mai direttamente proporzionale all'intelligenza: almeno non in questi ultimi anni di proliferazioni di grandi sorelle e piccoli fratelli incoronati, di gente che, ad averla per figli, una volta ci si sarebbe vergognati come ladri: e invece oggi li si manda in televisione, per garantir loro un futuro, meglio d'una bella pensione.
Anzi, un albergo, facciamo vedere che abbondiamo...
E poi perché dovrei spiegar loro che da un lato c'è gente (pazza) come la loro mamma (io), che, nonostante la cassaintegrazione e l'incertezza economica, esce tutte le mattine, anche con la pioggia ed il freddo, per dar da mangiare ad una manciata di gatti dimenticati da dio (che non esiste, come si evince in questi frangenti) pur avendone già quattro a casa;
che, quando posteggia, cerca sempre di farlo con rispetto ed intelligenza in modo che lo spazio predisposto sia utilizzabile al meglio;
che s'intestardisce a differenziare i rifiuti, creando un'anteprima di smistamento sul terrazzo, con almeno cinque sacchetti diversi secondo la tipologia da conferire;
che quando gira in auto segnala sempre dove va, sia a sinistra, sia a destra, con gli appositi indicatori di direzione, altrimenti detti frecce;
che quando va a fare la spesa, lascia quello che non le serve dove l'ha trovato e quando è alla cassa, si sposta velocemente fuori dalla coda, per non intralciare chi viene dopo e finisce di riempire i sacchetti lontana dalla cassa.
E che, invece, dall'altro lato ci sono bastardi infami che non solo abbandonano, come cose inutili, poveri animali innocenti, ma infieriscono su di loro e sul lavoro paziente di chi li ama e cerca di proteggerli, "tanto chissenefrega, sono solo animali";
che quando posteggiano, lo fanno alla stracazzo della loro mamma vacca, mettendo l'auto come viene, "tanto chissene frega, sono gli altri che non sanno posteggiare";
che quando gettano l'immondizia e magari la campana raccoglivetro è piena, lasciano famiglie di sacchetti vari a terra, "tanto chissenefrega, li tirerà su il netturbino";
che quando guidano, la strada è la loro, quindi possono cambiare direzione quando cazzo vogliono e senza usare le frecce, "tanto chissenefrega, le frecce le usavano gli indiani; e poi quelli dietro stiano attenti a quello che faccio io, se non sanno guidare che vadano a piedi";
che quando vanno al supermercato, prima riempiono il carrello con un sacco di cose, anche discutibili; poi, ricordandosi che forse tre confezioni di gelato non ci stanno nel friser, abbandonano quella in più nel primo scaffale che capita, meglio se tra i rotoloni di carta o i sottaceti, "tanto chissenefrega c'è qualcuno che li metterà a posto, se no cosa li pagano a fare"; poi, quando arrivano alla cassa, restano nel corridoio davanti al nastro trasportatore anche quando la loro spesa è stata tutta scannerizzata dalla cassiera, invece di spostarsi in avanti; ed infine, mentre pagano, cominciano a mettere la spesa nei sacchetti con calma,"tanto chissenefrega della gente in coda, se ha fretta scelga un'altra cassa".
Ecco, proprio non saprei come far passare per naturale ed ineluttabile una realtà del genere ai miei figli.
Forse perché, a quarantun anni, non sono ancora riuscita a farla sembrare accettabile neanche a me.
Un omaggio per Pittino.
10 mesi fa
10 commenti:
Come ti capisco, come sono solidale. tutti gli esempi riportati mi sono arci-familiari, e mi fanno regolarmente imbufalire.
Ne hai dimenticato uno: quelli che salgono in macchina per andarsene, tu che stai girando da mezz'ora per trovare un posteggio ti metti dietro e aspetti pazientemente che escano e ti lascino il posto, e loro si tolgono la giacca, sistemano la borsa, regolano gli specchietti, si mettono le cinture, ingranano la retro e NON si muovono. e quando, esasperata, dai un leggero colpo di clacson per sveltire le operazioni (ed evitare di creare un ingorgo gigantesco), nel migliore dei casi alzano il braccio e ti ci mandano.
Ecco, io questi qui li frusterei fino alla sfinimento. Perchè, come te, sono quella che cerca sempre di non intralciare, di evitare attese inutili e di comportarmi con un minimo di educazione e di rispetto.
Mia figlia è cresciuta allo stesso modo, e s'incazza alla stessa maniera.
Vedi, a fronte di tante mamme di chi se ne frega ..... ci sono altrettante mamme di bambini ai quali si insegnano le buone maniere. Dobbiamo solo insistere! anche se anc'hio mi imbestialisco per tutti questi problemi e per una miriade di altri. Come dice mia mamma gli Italiani sono un popolo di indisciplinati, ma io non desisto, non accetto la fatalità, gli italiani possono anche essere geniali, intelligenti, creativi, e con una marcia in più, se solo si riuscisse ad inculcare un po' di svizzera disciplina saremmo una forza. Baci
CHISSENEFREGA ci guida da anni e nemmeno io riesco a farmene una ragione !
Mamit: so di non essere la sola ad incazzarmi per queste cose.
Ma la nostra inferiorità numerica (solo quella, sia chiaro) fa si che si finisca sempre per soccombere alla massa di ignoranti incivili che infestano come virus questo pianeta.
E che, come purtroppo mi capita di notare spesso, fanno anche "razza", cioè prole, il che assicura una sventurata linea di discendenza di altri idioti guastatori.
Come diceva il buon Eduardo, "ogni ora muore un imbecille; ma ne nascono due".
Possiamo comunque sempre cercare di fondare un club. Apro le iscrizioni da ora, chi viene, oltre te e Pupina?
Marinella: invece ormai mi sono arresa, se non altro, come dicevo prima, per un'evidente superiorità numerica degli imbecilli che rende piuttosto scarse le possibilità di vincita nella "guerra" per la difesa del buon senso e della buona educazione, entrambi scomparsi dalla società odierna e ormai talmente preziosi ed introvabili da finire per diventare un mito, una leggenda. Il Sacro Graal della realtà moderna. E per la cronaca, dove sono nascoste quelle mamme che ancora sanno insegnare le buone maniere ai loro figli? Mi piacerebbe tanto conoscerne una, mi ridarebbe un po' di fiducia...
Che amarezza...
Giardigno65: il problema non è chi ci guida, quanto il fatto che la maggior parte della gente non ha voglia di fare fatica: allora è chiaro che chi ha il potere finisca per dominare sugli altri.
A quanto pare il detto "chi è causa del suo male pianga se stesso" è del tutto ignoto ai più.
la cattiva educazione, l'arroganza, la cafonaggine, la superficialità, la prepotenza, l'ipocrisia, la furberia... cause scatenanti della mia depressione galoppante con forte senso d'oppressione allo sterno nonché strozzamento della bocca dello stomaco.
bacio malato
MariaRosaria: tutte queste "belle" cose mi offendono ma non mi deprimono, se non inizialmente: poi si trasformano in rabbia, in senso di impotenza. Quando ho scritto questo post mi sono ricordata (e mi si perdoni l'ardito paragone) come Oriana Fallaci scrisse l'inizio di "La rabbia e l'orgoglio", all'indomani dell'11 settembre 2001.
Scrivere è una notevole valvola di sfogo: e mi auguro sia, in un certo senso, apotropaico affinché qualcosa possa cambiare.
Basterebbe poco, tanto per iniziare a smuovere qualcosa.
Condivido tutte le tue considerazioni riguardo all'inciviltà di gran parte degli italiani. Permettimi però di aggiungere che se tanti bambini fossero nati, o nascessero, da mamme sensibili e responsabili come te, allora sì che l'Italia potrebbe diventare un paese migliore. Ecco, il senso di colpa ti deve venire per questo: hai negato al nostro paese l'opportunità di avere un cittadino esemplare, altro che pazzo!:)
Ornella: non provo alcun senso di colpa: anzi, continuo ad essere fiera della mia coerenza e per non aver messo al mondo una creatura che, visto cosa l'avrebbe circondata, sarebbe stata un'altra infelice.
Forse anche più di sua madre.
Maina, la battuta sul senso di colpa era scherzosa, non prendere tutto maledettamente sul serio, dammi la possibilità di sfotterti un pochino, lo sai che ti voglio bene e che ti stimo tantissimo. :)
Ornella: avevo capito che la tua era una battuta: ma ci tenevo a ribadire che, una volta tanto, non avevo e non ho alcun senso di colpa per le mie scelte, quando invece ne ho abbastanza per ciò che non riesco a realizzare come vorrei.
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