Ultimamente noto dei cambiamenti preoccupanti.
In me.
Tipo che non sopporto il lunedì e aspetto con insofferenza il weekend, non tanto perché sia un'isola felice, ma quantomeno perché comporta la meritata tregua da quello schifo d'ufficio.
Tipo che odio la pioggia e il freddo, sono triste e depressa al pensiero che arriverà l'inverno e penso che una giornata di sole sia il miglior dono che possa ricevere. Anche perché è l'unico.
Tipo che il sabato sera, per prendere sonno, a volte guardo "C'è posta per te" e non mi fa neanche tanto schifo.
Delle due, l'una: o sto diventando una persona normale, ma nel senso peggiore del termine, cioè sto rinunciando alle mie peculiarità, al mio essere fuori dal coro, alla mia diversa maniera di guardare il mondo e vivere la (mia) vita; e non ne so il motivo.
Oppure questo è l'unico modo di sopravvivere in questa misera realtà, in cui essere, non dico, speciali, ché potrei sembrare presuntuosa, ma semplicemente diversi, è una sicura condanna, alla solitudine, all'incomprensione e, non ultima, all'infelicità.
E, sinceramente, tra le due ipotesi, non saprei quale augurarmi.
TOH, CHI SI RIVEDE!
2 settimane fa