sabato 15 marzo 2008

nostalgia del piffero (o meglio, del flauto)

Avevo undici anni e frequentavo la prima media quando l'insegnante di musica ci fece acquistare il flauto dolce; si chiamava "aulos", era marrone scuro con alcune parti color crema chiaro e, se all'epoca fossi stata già a dieta, l'avrei certamente paragonato ad un delizioso cremino di cioccolata bicolore.










A quei tempi il mio libro di musica conteneva brani pressocchè immortali e da sempre sinonimo dei primi studi scolastici; se non erro il primo tra questi fu "Jingle Bells", quantomai adatto per il tempo che intercorreva tra l'apprendimento del pezzo e le feste natalizie durante le quali, ognuno di noi, piccoli neofiti musicanti, avrebbe, più o meno, stupito i parenti con l'esibizione di quanto imparato a scuola.
Ricordo, poi, altri pezzi, più impegnativi, ma altrettanto piacevoli, alcuni dei quali eseguiti a più voci, come il secondo movimento della Settima di Beethoven (ancora oggi uno dei brani classici a me più cari, in grado di scatenare fortissime emozioni); delicate armonie come "La ninna nanna del cavallino", musicata da Renato Rascel; la "Piccola Serenata Notturna" di Mozart che mi fece appassionare alla musica classica più "famosa", grazie anche alla mia breve esperienza di danza classica, conclusa proprio all'inizio delle scuole medie; la "Sinfonia k 44" (o era la "45"?) , sempre di Mozart, ed altri brani famosi, semplificati ed adattati all'esecuzione scolastica.
Poi, in seconda media, al flauto è subentrò la chitarra classica, che studiai per circa due anni, per poi abbandonarla definitivamente in nome e per "colpa" di studi sempre più impegnativi che lasciavano poco tempo a quello della musica.
Quella chitarra, oggi, riposa in un armadio, morbidamente avvolta da giacche e cappotti; del flauto, invece, non ho più notizie; probabilmente lo prestai a mio fratello per lo stesso percorso scolastico, ma, poi, non saprei dire che fine abbia fatto.

Ma perchè, dunque, la nostalgia del titolo?
Perchè dallo scorso settembre il figlio dei vicini, frequentando la prima media, ha avuto in dotazione un flauto, di cui non ho verificato il modello, ma del quale mi sorbisco stoicamente le esecuzioni non proprio eccezionali.
Ma, pazienza, non tutti sono dotati di senso e predisposizione musicale, e va bene.

Quello che più mi rattrista è il repertorio; si, perchè se l'immancabile "Jingle Bells" ha "deliziato" le mie orecchie fino a due mesi fa (e meno male che non esistono canzonette pasquali!), i brani cui mi capita, mio malgrado, di assistere, spaziano da "The Lion Sleeps Tonight" all'Inno di Mameli, da "Bella" di Jovanotti ad una, a dir poco, irriverente versione di "Yellow Submarine" (che i Beatles ci perdonino!): tutte eseguite, inutile dirlo, con inesorabile mancanza di senso ritmico, tra note stropicciate e stiracchiate come panni rimasti troppo a lungo nella lavatrice.

Anche per questo motivo sono essere fiera di non aver voluto intraprendere la strada della maternità, bensi quella della "gattara": così, se un giorno, alla fine di questa vita terrena, dovessi incontrare Mozart, Mameli, John Lennon o Beethoven, almeno non avranno niente di cui lamentarsi con me...

mercoledì 12 marzo 2008

breve aggiornamento

Sono a casa, con l'influenza, da lunedì; in malattia fino a venerdì.
E così, tra starnuti e colamenti di naso (sniff...) tento di sistemare un po' questo blog che, come la sottoscritta, ma per motivi diversi, necessiterebbe di un po' di manutenzione ("un po' " è un pietoso eufemismo, ma va beh...).

Per il momento non riesco a fare molto; tenere il portatile sulle coperte è comodo per dieci minuti, venti al massimo, proprio perchè sono una grafomane, poi cominciano i crampi (e non c'ho quarant'anni per niente...) e anche scrivere diventa una tortura, per non parlare delle altre parti del corpo, già doloranti per i postumi febbrili (eh, ma che catorcio di donna, però...).

Spero di provvedere nei prossimi giorni, compatibilmente con lo stato "liquido" dei miei pensieri, sperando che non finiscano tutti sciolti negli innumerevoli fazzoletti di carta che costellano il mio letto in questi giorni come piccoli frammenti d'una stella di cartone: quella sotto la quale sono nata, probabilmente...