sabato 16 ottobre 2010

vagoni e puzzle


Certe persone sono come treni.
Pur tra tante difficoltà, riescono ad intraprendere il loro viaggio e si arricchiscono ad ogni stazione che incontrano.
Invece io mi sento come un vagone vuoto, fermo, su un binario morto, in attesa che la ruggine mandi in polvere ciò che sono.
Mi sento dire che ho ancora una vita davanti.
Ma mi chiedo: e chi lo dice questo?
La statistica, forse?
O piuttosto la consuetudine, il luogo comune, secondo i quali, passati i (primi) quarant'anni della propria vita, ad ogni essere umano ne spettino, mediamente, altrettanti, giusto il tempo di sistemare ciò che si è andati tracciando nella prima parte dell'esistenza?
A me non sembra così scontato.
E, quand'anche fosse così, più o meno per tutti, quindi, anche per me, come ignorare che, nei prossimi, eventuali, quarant'anni non avrò più la forza, né l'energia - già comunque scarse entrambe fino ad oggi - della prima parte della mia vita?
E come poter escludere, a priori, nel "qui ed ora" - che è tutto ciò che ho- che il mio destino, o comunque lo si voglia chiamare, non debba necessariamente riservarmi chissà quali splendidi traguardi, cambiamenti significativi o grandi soddisfazioni?
Ferma e vuota, ecco come mi sento; credevo di fare parte di un "tutto", di un "qualcosa" cui, oggi, non appartengo più.
E così resto qui, ad aspettare.
Ma non so neanch'io bene cosa.
A pezzi, come un puzzle, messo insieme senz'alcuna cura, dove qualche tessera è stata anche spinta dentro a forza: perché è chiaro che, quello, non è il suo posto.
Un puzzle che sembra compatto, ma è tenuto insieme da una debolissima colla; e basterebbe un soffio di vento leggermente più forte, un colpo, un pugno sul tavolo: e tutti i pezzi finirebbero all'aria.
Un tempo quella colla era la speranza.
Ora, forse, è solo la gravità.
O la stanchezza che, in qualche modo, tiene attaccate tutte le piccole parti, i vari cocci in cui sono stata frantumata.
E, a guardar bene, ci sono parecchi spazi vuoti.
Il "mio" quadro è tutt'altro che completo.
E chissà se lo sarà mai.

3 commenti:

maria rosaria ha detto...

che bello, ziamaina! e quella sensazione di vagone vuoto che aspetta chissà cosa non mi è sconosciuta. oggi, poi, una giornatina su un binario morto... facciamoci coraggio... leggerti mi fa sentire in compagnia, anche se ti auguro di arricchirti su ferrovie ad alta velocità. un bacio

Anonimo ha detto...

Passo, abbasso la testa, la scuoto e penso che farei qualcunque cosa per renderti felice e dare una speranza... Ho provato nel mio piccolo ad accendere una lumicino, ho sperato che potesse fare luce in tutta la stanza e invece mi sono ritrovato, come tante volte nella mia vita, a sentirmi inutile.
Un abbraccio EP

ziamaina ha detto...

@MR: già. Sperando che almeno il treno, quello delle soddisfazioni, arrivi in orario. Ma ne dubito...
@EP: grazie, caro. Mi spiace per averti rattristato, ma da queste parti raramente si fan salti di gioia. Anche perché di solito si finisce col prender gran mazzate in testa... e allora meglio un prudente "low profile"...