lunedì 1 giugno 2009

e la pillola va giù?

(1° giugno)
Prendo spunto da
Mamit e Paola, che prima di me hanno parlato di gatti e medicine da somministrare, per raccontare la mia esperienza in proposito.
Da brava gattara, ho studiato per bene i nostri amati felini ed ho sempre letto che, a causa del fatto che i gatti non possono sputare, poiché sprovvisti di adeguata muscolatura, l'accidentale ingestione di fili di spago è pericolosissima.
Invece, a quanto pare, alcuni di loro lo sanno fare: e quando mi capitò di dover somministrare antibiotici al caro Tommy - all'epoca erroneamente curato per una bronchite, quando purtroppo, invece, la tosse era sintomo di ben altro - l'astuto felide riusciva nell'ardita impresa e, beffando la sottoscritta, nonostante la pastiglietta fosse mescolata al cibo, mangiava tranquillamente il mangiabile e sputava regolarmente il prezioso farmaco.
E quando sentivo il "tic" nella ciotola, mi veniva un gran nervoso.
L'unica possibilità era, quindi, spezzettarla tra i bocconcini, anche se il furbetto mangiava tutta la pappa, tranne la parte in cui era nascosta la medicina.
Invece con Emily, quando lo scorso novembre l'ho curata per l'otite da malassezia, essendo pressocchè qualunque cosa preferibile al portarla dal vet (lo odia ferocemente, soffia appena entriamo nello studio e ringhia fintanto che non rimontiamo in auto) ho imparato ad infilarle l'antibiotico in gola, avendo poi l'accortezza di tirare un po' la pelle del collo, come ho visto fare dal vet, per facilitare la deglutizione del farmaco.
Operazione da fare tassativamente IN DUE, peraltro con l'accortezza di non "stressare" troppo la cara bestiola, che, appena sente più di due mani CONTEMPORANEAMENTE addosso, comincia ad urlare come se la stessimo torturando a morte.
Con Priscilla, per ora, l'unico intervento curativo (antibiotico orale + collirio) è stato molto meno drammatico: da buona sbafatrice, ha sempre ripulito la ciotola anche quando nascondeva la medicina.
E sebbene la sua origine randagia possa far pensare che sia più difficile da tenere ferma, somministrarle il collirio è stato relativamente semplice.

Per non parlare di quando, a causa di una tossicchietta sospetta, ricordando il triste epilogo della vita di Tommy, la portai a fare l'elettrocardiogramma, si dimostrò a dir poco amorevole e subì pazientemente il fastidio della manipolazione, dell'odore dell'alcool e dell'apposizione delle sei pinzette sulla pelle della sua delicata panciotta.
Se si fosse trattato di Emily, più che d'un veterinario, avrei avuto bisogno d'un esorcista.
Ammetto, anche con un po' di vergogna, che quando devo somministrare un farmaco alle gatte, quello è l'unico momento in cui, nonostante la mia nota "idiosincrasia" per la maternità, a volte penso che, se avessi un bambino, FORSE le cose sarebbero più gestibili.
Forse.
Ma poi, guardo i loro musi, accarezzo il loro pelo morbido, ascolto le loro meravigliose fusa... e mi dimentico tutto :-)

E, tanto per ribadire come l'esperienza sia obbligatoria per tutti i catofili, ecco un'esilarante procedura sul "come somministrare una pillola ad un gatto ... e ad un cane".

2 commenti:

paola dei gatti ha detto...

come ti capisco! i miei invece sono quanto di più anarchico cìè in circolazione e non solo gli ex randagi. thor questa mattina mi ha amorevolmernte svegliata a bacini e fusa: voleva la pappa ed io ero in ritardo, povero tesorino!

ziamaina ha detto...

Paola: sai meglio di me che quando si tratta di gatti, non ci si annoia mai.
Sembrano tutti uguali e invece ognuno è un mondo (gatto, appunto) a sè.
Ma smetteremo mai di amarli per questo?
Assolutamente no. Anzi :-)