mercoledì 22 febbraio 2006

il caffè delle quattro (II parte)


Ho sempre desiderato fare qualcosa di interessante nella vita: qualcosa che lasciasse il segno, insomma.Alla tenera età di 36 anni, quasi che diventare maggiorenni per la seconda volta avesse dato una svolta significativa alla ricerca del senso dell'esistenza, avevo capito questa semplice ma determinante verità: avevo sempre ammirato le cosiddette persone “speciali”, specialmente se la mia ammirazione per loro era stata la conseguenza di vite vissute, se non drammaticamente, almeno fuori dagli schemi consueti.
E a loro volevo, a tutti costi, somigliare il più possibile, cercando di trarre ispirazione dalle loro esperienze per farle diventare, in qualche modo, le mie.

Era uno di quei momenti in cui mi sembrava di far parte di una sequenza di un film: tutto era pronto per girare, c’era la musica giusta, la luce appropriata, perfino gli odori sembravano creare una cornice perfetta, degna del migliore scenografo del mondo.Di solito, in quei momenti, mi sembrava di vedere il mondo al rallentatore, tutto andava alla velocità del mio ritmo vitale, in quel preciso istante potevo sentire il battito del mio cuore scandire come un metronomo la musica suonata dal resto del mondo intorno a me.Col tempo avrei imparato a raccogliere il più possibile le sensazioni e le immagini di quegli istanti speciali, una sorta di “attimi fuggenti” che, però, a dispetto della loro fugacità, suscitavano reazioni profonde e indimenticabili, inversamente proporzionali, per così dire, alla loro durata.

domenica 12 febbraio 2006

5 mesi di fusa e profumo di limoni

L'8 febbraio scorso Emily ha compiuto 5 mesi, l'unica cosa di cui riesco a tenere il conto, ormai!Forse perchè è meglio pensare al tempo che passa per lei e non a quello che passa per me ... :-(

In qualche modo, rieccomi qua, stanca e stufa come sempre, ma con una sottile vena ispiratrice dal profumo agrumato.










Complice un inverno troppo lungo, anche per me, l'insofferenza per il gelo e il buio.
L'inverno sembra non finire mai: è ghiaccio fuori, è gelo dentro.
Di me.


















(foto by fotofobia)
Fermo, statico, incolore: tutto congelato in attesa di una ripresa.
Di ricominciare, forse, ma, da dove, ancora, non lo so.
Sono stanca, ho bisogno di ancora un po' di tempo.
Basta correre, non ce la faccio.Ho deciso di fermarmi, di riposare, di mettere in letargo i miei desideri: almeno, staranno al caldo.

Complice la lettura di "Caffè Babilonia", che consiglio, per quel che vale farlo da un blog con zero lettori, a chi ha voglia di affondare in fantasie aromatiche e rigeneranti, tra il gusto amaro della tragedia umana e i colori vivi delle spezie inebrianti.

E complice la nostalgia del mare, il mio.













Delle onde che schiumano contro scogli scoscesi ed aguzzi, con una melodia di sale ma che è dolce suono per chi vi è nato accanto.




















Del profumo del basilico.














Nei miei sogni ad occhi aperti bevo una tazza di caffè vero - che non sa di plastica come quello della macchinetta automatica in ufficio - in un piccolo bar in riva al mare: coi tavolini e le tovaglie, stropicciate da un vento dispettoso che porta tracce di mediterraneo, profumi di sabbie lontane e suoni di magie odorose, rapite al volo ma incatenate a un ricordo.


















L'inverno è ancora lungo; ma ho una splendida coperta, tessuta di fili verdi come foglie aromatiche e intensi come agrumi luminosi di sole, che mi riparerà dal freddo.



















Fino alla prossima primavera.